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Il vangelo e il modellamento dell’Europa

Dobbiamo conoscere l’Europa perché è la nostra terra. In questo video, Dott. Evert Van de Poll spiega perché è vitale per noi conoscere l’Europa.

Video in inglese. Traduzione scritta sotto il video.

Non si può parlare dell’Unione europea o del progetto europeo senza capire l’idea di ciò che ci rende Europei.

Robert Schuman, un franco-tedesco, non era l’unico padre fondatore dell’Unione europea. Winston Churchill, ad esempio, era anche lui uno dei padri fondatori. Sua fu l’idea di creare il Consiglio dell’Europa nel 1946.

Cosa saremmo senza i Britannici in Europa? Sono Olandese. Cosa sarebbe l’Europa senza gli Olandesi? Vivo in Francia. Cosa sarebbe l’Europa senza la Francia?

Frontiere culturali

Prima di traslocarmi in Francia, era molto coinvolto con la giovane generazione di evangelici adirati cercando di coinvolgersi in politica. Ero coinvolto in tante iniziative intorno ad un gruppo di lavoro nel Parlamento chiamato ‘Non di pane soltanto’, cercando di applicare le idee cristiane sulle questioni politiche concrete.

Vivo ora in Francia ma non ho la cittadinanza francese. Non posso quindi essere coinvolto in politica e invece, studio l’Europa perché penso che tanti dei nostri problemi che ci ritengono di essere coinvolti sono dovuti ad una mancanza d’informazione su ciò che l’Europa è davvero.

Per capire ciò che ci rende Europei, ho dovuto attraversare uno dei confini maggiori d’Europa: non è un confine nazionale ma culturale. Passa grosso modo intorno a Bruxelles. Lì attraversate un confine che è profondo quanto potete immaginarlo, e ci vogliono anni per capire che nel sud di Bruxelles, le cose non sono le stesse del nord di Bruxelles.

In questo momento, vivo vicino ad un altro confine, vicino a Perpignano, che fa parte della Catalogna, e che, credo, diventerà un paese nel futuro. Il confine creato dai Pirenei è cruciale per capire l’Europa. Ma fu soltanto quando vivevo lì e quando studiavo l’Europa che ho scoperto che stavo vivendo su una terra storica.

Cosa ci rende Europei?

La mia stanza studio ha vista sulle montagne del Canigou, nei Pirenei. Fu lungo la strada dove faccio jogging che in un’età antica, gli eserciti dei Franchi andarono a combattere gli eserciti degli invasori musulmani. Nell’ottavo secolo, in questa parte d’Europa dove sono pastore da ormai oltre dieci anni intorno a Tolosa e a Perpignano, delle battaglie storico furono combattute tra i Franchi ed i loro alleati contro gli invasori musulmani che arrivarono dal Nordafrica.

Questa fu la prima volta che la parola ‘Europei’ fu usata. Fu lì che l’Europa fu nata, non come territorio ma come idea: l’idea che certe nazioni, certi popoli sono insieme e che sono coinvolte in un progetto comune. Questo progetto comune era molto legato ad un territorio che non doveva essere abbandonato agli invasori musulmani.

Avete quindi un’idea romantica nelle Cronache di Carlo Magno scritte a quell’epoca. Fu chiamato ‘il Padre degli Europei’. La sua missione era di mantenere questo territorio libero per il Cristianesimo. E sin da quel momento, abbiamo l’Europa non solamente come idea geografica ma anche come idea mentale. Ed è lì che l’Europa nacque in qualità di idea.

Non potete parlare dell’Unione europea o del progetto europeo senza capire l’idea di ciò che ci rende Europei. Ci sentiamo molto diversi gli uni dagli altri. Ad esempio, potremmo pensare alle divergenze tra i Greci, gli economisti britannici, i teologi tedeschi o i giornalisti francesi… Abbiamo tanti problemi.

Ma quando ci raduniamo, come tutti noi qui in questo atrio d’aeroporto, saremo considerati come Europei e sentiremo che siamo insieme.

Ho scoperto nel mio cammino di vita che mi ha portato in tanti paesi d’Europa, alla fine mi sento Europeo. L’unico modo di sopravvivere in Europa è di essere Europeo. Perché tutto è confuso, anche a Perpignano, dove abbiamo ora una chiesa anglicana. Tutto è mescolato, quindi diventiamo Europei alla fine. Ma diciamo tuttora che l’Europa finisce da qualche parte, e questo è sempre un’idea.

Cos’è l’Europa?

Lavoro in un altro tipi di paese problematico: il Belgio. I cittadini belgi dicono che c’è soltanto un belga: il re. Altrimenti, la gente ha delle identità regionali e sette governi che hanno cura del loro paese.

Lavoro alla Facoltà di teologia evangelica, che è localizzata nella città storica di Lovanio, nei locali d’un ex seminario gesuita. Quando volevo parlare dell’Europa con i miei studenti, scoprì che non realizzavano che stavano vivendo in un miracolo; consideravano per scontato che potevano lavorare lì con delle persone da ogni angolo dell’Europa. E stanno vivendo nei dintorni di Bruxelles, la nostra capitale europea.

I Fiamminghi dicono che Bruxelles è la loro Gerusalemme e che vogliono quindi recuperarla. Nel frattempo i Francofoni vivono lì, ma se i cambi di popolazione continuano, fra vent’anni, ci sarà una maggioranza di Musulmani. Ancora una volta, questo è l’Europa.

Mancanza d’educazione sull’Europa

Ho scoperto che c’era una mancanza d’informazione. Quindi volevo educare questa giovane gente che si sta preparando a prendere delle posizioni chiavi nelle chiese a pensare europeanamente, non come una specie di centrismo europeo, non per escludere, ma per avere un’altra mentalità sull’Europa.

Ho sviluppato un corso sull’Europa ed il Vangelo[1]per essere uno strumento per studiare l’Europa. Ve ne darò qualche istantanee sulle questioni principali che dobbiamo studiare, insegnare e trasmettere, perché è qualcosa che non dovrebbe essere lasciato e abbandonato.

I nostri obiettivi sono quintuplici:

a. Relazione tra società, cultura e religione cristiana in Europa

Dobbiamo spiegare e rispiegare (perché niente va per scontato) la relazione particolare tra società, cultura e religione cristiana in Europa. Dobbiamo raccontarla di nuovo perché altrimenti la nostra generazione successivo non avrà alcuna idea del modo in cui questo territorio del mondo è nato.

Dovunque andate in Europa, c’è una storia. E c’è sempre una storia della Bibbia dietro a questo. È una cosa incredibile. Andate in una sala di concerto e degli atei secolari mi cantano il Vangelo attraverso la musica di Bach. Sta succedendo in Europa. Dobbiamo quindi spiegare come questo è nato.

b. L’Europa: un contesto eccezionale per le chiese in missione

Vogliamo guadagnare una comprensione più profonda dell’Europa come contesto eccezionale per le chiese in missione (e nel senso più globale della parola, non solo l’evangelismo, ma anche la missione sociale), e identificare le sfide missionarie perché l’Europa non è come alcun’altro posto. Dobbiamo spiegare perché è così. Ogni lavoratore americano in Europa lo scoprirà, ma chi lì spiegerà? Dobbiamo spiegare perché l’Europa è un caso eccezionale.

c. diversità culturale e affinità regionali

Dobbiamo imparare sulla diversità culturale e le affinità regionali. Ci tornerò più tardi.

d. Coscienza europea: una base per il coinvolgimento positivo

Un aspetto molto importante è quello di creare una coscienza europea presso i responsabili di chiese e cristiani interessati, come base per il coinvolgimento positivo. C’è una mancanza di materiale, di libri che hanno una prospettiva generale sull’Europa. Dobbiamo creare una coscienza positiva di ciò che è in gioco in Europa.

e. L’Europa: un contesto eccezionale per le chiese in missione

Dobbiamo attrezzarle a far parte dei dibattiti politici e socioculturali sullo sviluppo futuro dell’Europa. Abbiamo una mancanza d’informazione. Spesso non sappiamo di cosa stiamo parlando. Eppure abbiamo tanto da contribuire.

Abbiamo così tanto da dire sulle questioni che sono in gioco. Tutti i problemi politici sono il risultato finale di lunghi sviluppi che hanno le loro radici nei luoghi della chiesa cristiana e nelle reazioni rispetto a questi. Quindi quando lo capiamo, possiamo coinvolgerci in modo più intelligente e dire la nostra perché abbiamo qualcosa da dire.

Per quanto riguarda le prospettive generali, per tanta gente, l’Europa inizia dove il loro paese finisce. “Vado in Europa” dicono. Vogliono dire: “Attraverso il mio confine nazionale e vado in Francia.” Ma quando un fratello francese va in Europa, attraversa lo stesso confine, ma va nel mio paese. L’Europa è dove il mio paese finisce. Quindi l’Europa è qualcosa al di fuori. 

L’Europa è spesso caricata d’immagini negative sulla burocrazia di Bruxelles, il federalismo, i confini aperti ed un flusso di migranti minacciando la nostra cultura. L’Europa ha un’immagine negativa perché è qualcosa considerato al di fuori. “Qui è il mio paese, lì è l’Europa.” Ed anche i Fiamminghi, che hanno la loro capitale, Burxelles, in mezzo all’Europa, pensano che l’Europa è fuori dalle Fiandre, ciò che è ovviamente falso. E per i giovani cristiani che si preparano per il lavoro missionario, il Sudafrica è più vicino dell’Italia.

In aggiunta, abbiamo delle immagini apocalittiche cristiane negative. Parliamo dell’ateismo militante, dell’agenda umanistica secolare ed il pluralismo imposto. L’Europa rappresenta tutte queste cose orribili che ci saranno imposte. Dei sentimenti negativi sull’Europa abbondano. Quindi, quello che voglio enfatizzare nella nostra educazione è che il nostro punto di partenza è: l’Europa non è al di fuori.

Qui è l’Europa. Sono l’Europa. Siamo tutti Europei. Che ci piaccia o meno, questa è la nostra terra. Non è un modo opzionale di pensare all’Europa. L’Europa siamo noi. Siamo Europei, e ciò non esclude altre parti dell’Europa. Siamo nell’Europa e abbiamo quindi bisogno di una prospettiva interna. Abbiamo bisogno di dire che il futuro dell’Europa è il mio futuro. Il destino dell’Europa è il mio destino. Dovremmo sottolinearlo, altrimenti perderemo l’occasione.

Problemi richiedendo studio

In primo luogo, dobbiamo studiare la situazione eccezionale dell’Europa. In Europa, il Cristianesimo è legato col passato. Questo è il nostro ostacolo. L’Europa considera il Cristianesimo come una cosa interessante ma non rilevante della sua storia. Ciò significa che i metodi o i lavoratori da altre parti del mondo non capiscono perché c’è così tanta indifferenza, perché in Europa siamo passati ad un’altra storia. Questo è il sentimento. Non lo troveremo in nessun’altra parte del mondo. Abbiamo da rendere conto su troppa storia. Dobbiamo studiare la nostra storia per porvi rimedio.

Uno degli arcivescovi famosi di Francia era il Cardinale Jean-Marie Lustiger. Nacque nello stesso paesino dell’ex Papa Giovanni Paolo II. Era ebreo e si conoscevano sin dalla loro infanzia. Diventò Arcivescovo di Parigi e iniziò un ministero di studenti, parlando con loro del cristianesimo.

Disse che i Cristiani dovrebbero abbandonare la loro riluttanza di parlare del loro contributo alla storia europea. Dovremmo abbandonare la nostra riluttanza auto-imposta perché abbiamo così tanto da dire. Se si tratta di parlare delle esperienze negative del cristianesimo, dobbiamo anche parlare dell’esperienza negativa dell’alternativa al cristianesimo e saremo quindi pari. Concordo ma per questo dobbiamo conoscere la nostra storia e la nostra società.

In secondo luogo, dobbiamo studiare l’idea dell’Europa. Ho parlato delle sue origini. Originariamente, era l’idea del dominio cristianizzato. Si è sviluppato. L’Unione europea è basata sull’idea che siamo insieme. Se quest’idea è rimossa, non c’è progetto, niente da fare insieme. Perché dovremmo quindi perdere il nostro tempo con delle negoziazioni difficili tra Italiani, Polacchi, Svedesi, ecc.? Perché preoccuparsi? Perché c’è l’idea che siamo insieme.

Nel mio corso, tratto delle diverse immagini dell’Europa che sono usate. La questione di base è: dove finisce l’Europa? Perché tracciamo una linea da qualche parte? Tutta la discussione sul lavorare insieme con le nazioni arabi del Nordafrica, o se la Russia appartiene all’Europa o meno, ha a che fare con la nostra idea dell’Europa. Dobbiamo chiarificarlo nella nostra educazione.

In terzo luogo, voglio enfatizzare la nostra diversità. Il motto ufficiale dell’Unione europea è: ‘unità nella diversità’. È l’opposto degli Stati Uniti d’America, che è ‘E pluribus Unum’. Il motto scritto sul dollaro dice: ‘da tanti fatto uno’. Umberto Eco, lo scrittore italiano, dice: ‘L’Europa è traduzione’. Dobbiamo pagare il presso della traduzione perché possiamo esistere soltanto nella diversità. Se una prevale, ci sarà ancora guerra e questo è la storia dell’Europa. Dobbiamo costantemente tradurre. Questo significa che c’è diversità.

Se guardate all’Europa da un punto di vista linguistico ed etnico, troverete tre o quattro regioni maggiori: latina nel sud, germano-nordica nel nord, slava orientale ed i Balcani e la Grecia.

Perché gli Europei occidentali chiamano gli Slavi ‘Slavi’? Questa parola ha una connotazione negativa. Anche nei tempi dell’Europa occidentale cristianizzata, gli Europei orientali che furono conquistati furono venduti da schiavi. Da lì viene la parola ‘Slavo’.[2]E credo che questa divisione culturale esiste. C’è una specie di pregiudizio ad Ovest sulla gente dell’Est, ed è un confine culturale molto profondo.

Paragonando con la mappa religiosa d’Europa, troviamo ancora che ci sono tre o quattro parti dell’Europa: la regione cattolica romana, i paesi protestanti e misti, la regione ortodossa e la parte meridionale dove i Musulmani sono presenti. Che i Musulmani facciano parte dell’Europa è un fatto. Sono contro il fatto di dire che l’Europa è qualcosa che esclude i Musulmani. Hanno sempre fatto parte della nostra storia, anche se gli Europei hanno una battaglia mentale eterna contro i Musulmani.

Possiamo quindi vedere che c’è una sorte di croce sull’Europa. Questa croce socioculturale sull’Europa è il risultato dell’interazione tra Europa e cristianesimo. Il cristianesimo non ha soltanto creato la nostra unità ma ha anche creato la nostra diversità. Non possiamo capire le identità regionali specifiche di qualsiasi posto in Europa senza tenere in conto le storie cristiane specifiche.

In quarto luogo, dovremmo studiare la costruzione dell’Europa e raccontarne la storia. Cosiccome la statua di fronte al Parlamento europeo di Strasburgo, ‘un cœur pour l’Europe’ (un cuore per l’Europa), dobbiamo dare all’Europa un cuore, prendere a cuore l’Europa ed averne cura.

In quinto luogo, studiare l’Europa è anche studiare la sua popolazione. È studiare l’immigrazione, l’invecchiamento dell’Europa. Questi sono dei problemi europei che possono essere trattati soltanto a livello europeo.

In sesto luogo, dobbiamo affrontare il problema delle radici cristiane. Tuttavia, quando ne parliamo, non possiamo esclusivamente rivendicare che siano le uniche. L’Europa è costruita su qualcosa di più del cristianesimo ma il cristianesimo ha un ruolo centrale. È anche quello che sto spiegando in questo corso.

In settimo luogo, dobbiamo essere chiari sui fatti storici. Possiamo disegnare un’immagine molto impressionante ed un’immagine molto sconcertante dell’Europa, ed entrambi sono vere. La nostra storia è una benedizione ed un peso. Ma dovremmo essere onesti e chiari su questo e conoscere la nostra storia. Ma anche se le chiese furono un ostacolo al loro messaggio, le chiese furono anche i luoghi dove i Cristiani trovarono risposte, e furono pionieri nello stesso dominio. Questo fa pensare.

In ottavo luogo, dobbiamo capire il paradosso dell’Europa. Questo è il fatto che l’Europa è la parte del mondo che è stata maggiormente influenzata dalla fede cristiana (più di ogni altra regione su un lungo periodo di tempo). Simultaneamente, l’Europa è stata anche più segnata ed influenzata dall’abbandono del cristianesimo e dalle alternative del cristianesimo rispetto ad ogni altra parte del mondo. Entrambe le frasi sono vere ed è un paradosso.

L’Europa diventando secolare

Il cristianesimo era la religione dell’Europa per tanto tempo. La secolarizzazione è pure un fenomeno europeo. Fu in Europa che, per la prima volta nella storia, la gente cambiò di religione per niente in scambio. La gente ha sempre cambiato religione, ma in Europa, la gente abbandonò la religione completamente. Questo era rivoluzionario ed è un fenomeno europeo. È una reazione al cristianesimo.

Per capire il pensiero secolare, dobbiamo vedere che è un cristianesimo secolarizzato (e non un buddismo secolarizzato). Ecco perché credo che quando gli Europei diventano interessati nelle risposte spirituali, alla fine sceglieranno il cristianesimo come opzione. Non penso che andranno all’islam oppure essere interessati al paganesimo. Gli Europei sono legati al cristianesimo, sia positivamente sia negativamente, ed è qui che devono trovare le loro risposte spiritualmente.

Questo paradosso è molto interessante. Possiamo chiederci: “In che senso l’Europa è postcristiana?” Questo può dare una lista piena di cose scoraggianti. Ma possiamo anche chiedere: “In che senso l’Europa è tuttora cristiana?” Una lista piena di cose può essere data e ci darebbe un desiderio di essere coinvolti. Questo è creare i confini e i ponti per comunicare il Vangelo. Più studiate l’Europa da un punto di vista storico, culturale e sociale, più capite le questioni in gioco quando presentate il messaggio biblico come alternativa e come risposta ai problemi che vediamo.

Evert Van de Poll

Professore di Studi religiosi e di Missiologia, Facoltà teologica evangelica, Lovanio, Belgio, e pastore con la Federazione battista francese.


[1]La nuova édizione del libro intitolata Fede cristiana e il modellamento dell’Europa sarà presto pubblicata.

[2]In ulteriori testi, l’autore completa questo punto aggiungendo che il senso della parola in lingue slave significa ‘gloria’.

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