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L’arresto e la fuga di Schuman (1a parte)

In questa pausa di Natale, il Centro Schuman per gli studi europei ripubblica degli estratti del libro di Jeff Fountain ‘Chi ha vinto la pace?’ (prossimamente in italiano). Oggi, Jeff esplora gli eventi della vita di Schuman che lo influenzarono a diventare convinto della necessità dell’amore e della riconciliazione per la politica internazionale.

Quali esperienze ed influenze di vita hanno modellato la passione spirituale e la motivazione internazionalista per un Europa riconciliata? Quali fattori chiavi hanno modellato il suo carattere e le sue prospettive?

Nei sessantaquattro anni prima della Dichiarazione del 9 maggio, Schuman era stato costretto dalle circostanze di cambiare la sua cittadinanza cinque volte. Ha vissuto l’esperienza diretta due guerre mondiale esplose dal cuore dell’Europa. Ha testimoniato l’impatto frantumante del Trattato di Versailles sui tedeschi, e della depressione economica aprendo le porte al protezionismo nazionalistico. Ha visto l’ascesa del comunismo internazionale iniziando con la Rivoluzione russa ad un estremità dello spettro politico, e del fascismo in Italia e del nazionalsocialismo in Germania all’altra. Fu arrestato dalla Gestapo, ed era minacciato di essere mandato a Dachau, prima della sua fuga verso la Francia libera.

Dei tempi turbolenti hanno formato la missione della sua vita di trovare un quadro europeo stabile, giusto e duraturo per una ‘comunità di popoli’, collaborando in libertà, in uguaglianza, in solidarietà ed in pace.

Il suo padre, Jean-Pierre Schuman, dalla Lorena francese, era stato catturato anche lui dall’esercito prussiano nella sua campagna vittoriosa del 1870 contro i francesi. Piuttosto di rimanere sotto la dominazione prussiana dopo la guerra, lasciò la Lorena per il Lussemburgo subito dopo il confine, dove incontrò e sposò una ragazza locale, Eugenie Duren.

Robert Schuman, il loro unico figlio, era nato a Lussemburgo nel 1886. Dai suoi primissimi anni, Robert giocava sui campi arati della fattoria di suo zio a cavallo sul confine del Lussemburgo e della Lorena prussiana, instillando una coscienza permanente di essere ‘una persona di confine”, come lo descrisse più tardi.

Cattolica devota, sua madre elevò il giovane Robert nella sua fede pia, accompagnandolo regolarmente alla messa e guidando il suo programma di letteratura devozionale. I legami madre-figlio si approfondirono di più dopo la morte di suo padre all’inizio del nuovo secolo, quando Robert aveva soltanto quattordici anni. Insieme studiavano dei libri dalla biblioteca crescente che sua madre lo incoraggiava a collezionare.

Robert lasciò la sua casa per studiare un anno a Metz, e poi all’università di Berlino, dove ha aiutato a fondare una sezione di Unitas, un organizzazione studentesca cattolica impegnata a livello sociale. Altri studi a Bonn, Monaco di Baviera e Strasburgo gli permisero di conseguire un dottorato in diritto nel 1910.

Ma il futuro roseo facendo cenno al promettente avvocato di 25 anni con il suo nuovo ufficio legale a Metz fu frantumato una giornata d’estate del 1911. La notizia arrivò che dei cavalli fuggendo da una festa di matrimonio avevano urtato e ucciso sua madre. 

La perdita tragica provocò in lui dei pensieri di ‘lasciare il mondo’ per entrare nel sacerdozio. Uno dei suoi modelli da giovane adulto era l’abate Bentzler dell’Abbazia di Maria Laach, un monaco benedettino che Schuman rispettava come un uomo di Dio. Lo stile di vita calmo di devozione, di contemplazione e di studio l’affascinerà tutta la sua vita. Adesso, solo nel mondo, quest’opzione sembrava particolarmente attraente.

Schuman confidò i suoi pensiero tramite lettera ad un amico a Strasburgo. Anche se non poteva immaginare un apostolo migliore di Schuman, rispondeva Henri Eschbach, ‘les saints de l’avenir seront des saints en veston’ – i santi di domani saranno dei santi in giacca. Credendo che Dio guidava gli individui personalmente, Schuman prese questo consiglio come un incoraggiamento divino di ‘aiutare gli atei a vivere invece di aiutare i cristiani a morire’.

Jeff Fountain

Directeur Centre Schuman

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