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Un viaggio europeo #41 – Wildhaus (Svizzera)

L’anno 2019 segna il 500° anniversario dell’inizio della Riforma svizzera che si produsse due anni dopo che Martin Lutero inchiodò le sue Novantacinque Tesi a Wittenberg (Germania).

Anche se le due riforme erano simili nel loro contenuto, iniziarono separatamente e presero anche delle forme diverse. Quindi, in quest’episodio, inizieremo una nuova miniserie che rintraccerà certi elementi chiavi che hanno plasmato la Riforma svizzera.

Per questa prima tappa, viaggeremo nel cantone di San Gallo (Svizzera orientale), in un paesino chiamato Wildhaus. Questo paesino è abbarbicato a 1000 metri d’altitudine. Si trova in cima al valico di Wildhaus, il quale collega la Val Toggenburg ed il Lago di Zurigo (ad Ovest) con il Reno e la Principalità di Liechtenstein (ad Est). Quindi, se avete l’intenzione di venire qui in bicicletta, dovrete scalare un passo di montagna.

Il paesaggio qui è mozzafiato, simile a quello della famosa storia per bambini Heidi. Al nord si trova il Monte Säntis con il suo picco di 2500 m separando il cantone di San Gallo con i cantoni dell’Appenzell. A sud si trova una montagna assai particolare con sette picchi al disopra dei 2000 m chiamata Churfirsten.

Se scaliamo il valico di Wildhaus dal versante ovest, torneremo a destra a poco meno d’un chilometro dalla vetta. Lì, vicino alla strada principale, troveremo una baita di legno del quattrocento, che è ormai un museo appartenendo alla Chiesa evangelica di San Gallo. Questo museo è dedicato alla persona che vorrei presentare in questo episodio: Ulrico Zwingli, l’uomo da chi la Riforma in Svizzera fu scattata.

Esploreremo quindi oggi i suoi primi anni di vita e cercheremo di capire com’è diventato il personaggio principale della Riforma svizzera.

La ragione per la quale troviamo un museo dedicato a Zwingli in un paesino di montagna così piccolo è perché era nato qui nel Capodanno del 1484. Ulrico era il terzo di nove bambini di una famiglia d’agricoltori. I Zwingli era una famiglia molto rispettata nella regione. Lo zio d’Ulrico, Bartolomeo Zwingli, era il decano regionale della chiesa a Weesen, ai piedi del versante sud del Churfirsten. E suo padre era balivo (autorità regionale) di Wildhaus.

Ulrico Zwingli crebbe in una famiglia pia. Ad una giovane età, lavorava da pastore con suo padre, passando le sue estate nelle montagne. Zwingli era anche esposto alle storie della Bibbia che sua nonna gli raccontava. E la famiglia notò velocemente le sue doti intellettuali straordinarie.

Il suo zio prete Bartolomeo gli diede un tutore privato. Ma il suo livello d’intelligenza spinse velocemente suo padre e suo zio a mandarlo in un convitto a Basilea, una città all’epoca famosa per il suo livello d’educazione. Zwingli partecipò a discussioni con eruditi dell’università. La sua comprensione e le sue risposte provocarono persino la gelosia dei suoi omologhi più anziani.

Nel 1497, Zwingli traslocò a Berna per studiare la letteratura classica sotto il famoso accademico e poeta Heinrich Lupulus. Poi, un anno più tardi, Zwingli s’iscrisse all’Università di Vienna (a soli 14 anni!), dove studiò con un altro futuro riformatore svizzero, Joachim Vadiano.

Zwingli ottenne il suo diploma a soli 18 anni, e tornò poi nel suo paesino di nascita. Ma come si può immaginare, si sentì presto limitato lì. Più tardi lo stesso anno, Zwingli tornò quindi a Basilea dove diventò insegnante di scuola ed iniziò anche dei nuovi studi alla Facoltà di Teologia. Durante i suoi studi, incontrò un altro futuro riformatore che diventò più tardi influente a Strasburgo, Wolfgang Capito. I suoi studi in teologia però non lo soddisfecero. Più tardi, Zwingli dirà che “era una pura perdita di tempo.”

Tuttavia, il suo tempo a Basilea diventò la svolta della sua vita. Durante i suoi studi, un uomo della città vicina di Bienne, chiamato Thomas Wyttenbach, arrivò nella città. Era un uomo educato e conosceva le Scritture. Tanti studenti venivano ad ascoltare le sue conferenze.

Un giorno, Wyttenbach dichiarò: “Il tempo non è così distante, in cui la teologia scolastica sarà abolita, e l’insegnamento primitivo della chiesa restaurato.” Poi continuava dicendo: “La morte di Cristo è l’unico riscatto per le nostre anime.” Queste parole erano così diverse da tutto ciò che Zwingli aveva sentito finora. Era il Vangelo, il dono della morte di Cristo per riscatto dell’anima, e questo attinse il suo cuore, trasformando per sempre la sua vita.

Ulrico Zwingli era ormai un uomo molto educato con un cuore trasformato dalla potenza del Vangelo. Era questa combinazione d’educazione e di fede, comune a tutti i riformatori, che fece di Zwingli l’uomo che scattò la Riforma svizzera.

Poco dopo aver finito i suoi studi, l’arcivescovo di Costanza consacrò Zwingli come prete di Glarona, alla richiesta dei parrocchiani del paesino. Questa pratica, simile alla democrazia diretta applicata in Svizzera, era già comune lì anche prima della Riforma.

Nel sermone che cambiò la vita di Zwingli, Wyttenbach predisse un ritorno all’insegnamento primitivo della chiesa. Poco sapeva che uno dei suoi auditori diventerebbe uno strumento essenziale per questo.

Ed è ciò che continueremo ad esplorare nelle prossime tappe.

Alla settimana prossima altrove in Europa.

(Foto: il monte Churfirsten)

Cédric Placentino

Responsabile Centro Schuman per l’Europa italiana e francese

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