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Vivere l’eredità (4a parte)

Come vivere l’eredità che Robert Schuman ci ha lasciato in Europa? Tratto dal libro di Jeff Fountain Deeply Rooted. Il libro sarà pubblicato prossimamente in italiano (1a parte qui2a parte qui, 3a parte qui)

IV. Schuman credeva di essere chiamato per la politica, come altri potrebbero essere chiamati per l’educazione, la sanità, il commercio, le arti, oppure ‘il ministero’. Come dovrebbero i Cristiani con una tale chiamata approcciare il compito politico? Esiste un’approccio politico veramente cristiano?

Tanti libri sono stati scritti sulla politica e sulle opzioni politiche cristiane. Uno che raccomando è Political Visions and Illusions (Visioni ed illusioni politiche), di David Koyzis.[1]

L’autore analizza una serie di ‘-ismi’, cioè di ideologie politiche che sono emerse nel pensiero occidentale dall’illuminismo. Essi comprendono il liberalismo, il nazionalismo, il conservatorismo, il socialismo ed il marxismo.Potremmo aggiungere i partiti focalizzati su un punto solo che sono emersi negli anni più recenti, focalizzandosi sull’ambientalismo i diritti animali, ad esempio.

Certi cristiani s’impegnano in politica come socialisti cristiani, argomentando che le Scritture ci comandano di prendere cura dei poveri e degli oppressi, e quindi richiede un’agenda socialista. Altri replicano che, siccome la Bibbia appoggia la proprietà privata, l’opzione capitalista liberale è il sistema più cristiano. Eppure altri si definiscono politicamente conservatori perché identificano la fedeltà alla fede storica con la lealtà alla tradizione in generale.

Il risultato netto è una “voce sparsa”, un Corpo di Cristo inutilmente frammentato nell’arena politica, secondo Koyzis. Prendere posizione è basato su una comprensione difettosa di ciò che le ideologie sono in realtà. Invece di vederle come intrinsecamente religiose, tanti cristiani le vedono semplicemente come sistemi neutrali, ed ignorano le radici spirituali del capitalismo e del socialismo.

Tuttavia, le ideologie scorrono da un impegno religioso di una persona o di una comunità, afferma Koyzis. Gli umani sono creature che adorano, anche se tutti gli umani non lo ammetteranno. Un ateo rinnega la fede in Dio ma può infatti adorare la razionalità, le prodezze artistiche o la potenza militare come dio. Un certo aspetto del creato di Dio soppone un ruolo idolatrico sopra ogni altro aspetto.

Questo è vero per il liberalismo e il suo dio di libertà individuali massime, per il nazionalismo (liberazione della regola ‘dell’altro’), per il conservatorismo (ritorno ‘all’epoca d’oro’); il socialismo (il possesso comune di tutta la ricchezza), persino la democrazia (la quale senza fondamenta spirituali adeguate s’inchina di fronte al dio della sovranità popolare, come Schuman stesso lo affermava).

Tuttavia, anche se le ideologie scorrono da una visione idolatrica del mondo, l’autore crede che possono comunque avere qualcosa da insegnarci. Possono avere dei frammenti esposti della verità che i cristiani non hanno visto chiaramente.

Ad esempio, che cos’è che causò i cittadini tedeschi, di solito buoni e decenti, di cadere nelle attrazioni del nazionalsocialismo? Oppure perché tanti intellettuali occidentali si sono voltati verso il comunismo, scandalizzati dalla sofferenza della Grande depressione?

Koyzis vede comunque la fedeltà di Dio per il suo creato nonostante la distorsione delle ideologie. Persino l’ideologia più ingannevole è incapace di deformare la società umana secondo la sua immagine. Un ordine politico liberale promuovendo l’individualismo non può totalmente erodere le istituzioni di base del matrimonio e della famiglia. Nemmeno il totalitarismo è stato capace di cancellare completamente la famiglia e le lealtà altre di quelle verso lo stato.

“Per questo, dovremmo giustamente ringraziare Dio, che rispetta fedelmente il suo ordine del creato in mezzo alla nostra disubbidienza” scrive Koyzis.

Se tutte le nostre ideologie esistenti hanno dei presupposti idolatrici, dove deve posizionarsi il cristiano?

il cristianesimo biblico afferma innanzitutto che tutto il creato è sotto la sovranità di Dio; ma che il peccato dell’uomo, la caduta, ha viziato tutte le nostre attività – ciò che i calvinisti hanno chiamato la depravazione totale. Il creato e la caduta hanno una portata cosmica, cosiccome la redenzione che è “il creato ritrovato”.

E questo creato ritrovato include la politica. Non possiamo semplicemente consegnare la politica in un dominio neutro, ‘secolare’, neppure alla sovranità del principe di questo mondo, dice Koyzis. Dobbiamo rivendicarla per Gesù Cristo.

A cosa assomiglia quindi un approccio non idolatrico della società e della politica? Koyzis argomenta che riconoscerà la sovranità di Dio su tutta la vita. Rispetterà i diritti umani, come il liberalismo, eppure riconoscendo che tutte le opere umane sono contaminate dal peccato. Cosiccome il nazionalismo ed il credo democratico, riconosce il posto della comunità umana, ma non come una focalizzazione sovrana di lealtà.

L’alternativa non idolatrica, argomenta Koyzis, è una sorte di pluralismo. Esplora due modelli cristiani che cercano di elevarsi sopra l’idolatria delle ideologie, uno cattolico e l’altro riformato. Questi due approcci sono promettenti per le realtà politiche complesse del 21° secolo, suggerisce Koyzis. Evitano l’ingiustizia risultando dallo stato andando oltre il suo ruolo appropriato, dato da Dio.

La tradizione riformata affermando il carattere pluriforme della società era stato sviluppato da calvinisti olandesi in risposta alle ideologie generate dalla Rivoluzione francese. Abraham Kuyper parlava di sfere di sovranità, riconoscendo che l’autorità ultima appartiene a Dio. Tutte le sovranità terrestre erano sussidiarie. La famiglia, la scuola, piazza affari, il mondo del lavoro, le arti, e così via, sono tutte sovrane nelle loro sfere proprie, nei loro limiti fissati da Dio.

Abbiamo già incontrato il modello cattolico, basato sull’enciclica sociale Rerum Novarum. Come lo abbiamo visto, questa era un’influenza seminale per il pensiero politico di Schuman, e pose le fondazioni per la democrazia cristiana ricercando la riconciliazione, e non la guerra, tra le classi, guidata dagli insegnamenti della chiesa. Respingeva sia il liberalismo sia il socialismo, insistendo che lo stato doveva governare per il bene comune, e rispettare le comunità sussidiarie. Questa dottrina di sussidiarietà è diventata un principio fondamentale dell’Unione europea. La società è fatta, non solo dello stato e degli individui, ma di una varietà di comunità, gruppi ed associazioni più piccoli, ognuno dovendo essere autorizzato ad avere la più grande autonomia possibile. Questo principio pluralista protegge la società civile.

Strettamente connesso nei circoli cattolici era la visione filosofica del mondo chiamata Personalismo. Sviluppato alla fine del diciannovesimo secolo e nella prima metà del ventesimo secolo da pensatori in Francia, negli Stati Uniti, nel Regno Unito ed in Germania, evidenziava il significato centrale della persona negli affari umani, dove l’identità della persona è scoperta e definita attraverso le loro relazioni.

Il personalismo aveva trovato espressioni politiche nei partiti democristiani che hanno detenuto il potere in un numero di paesi europei dopo la guerra, e che è ancora molto influente in Germania, in Francia, in Olanda ed in Polonia, cosiccome nel Partito popolare europeo al Parlamento europeo. La sua influenza sulla politica pubblica può essere vista in temi come l’urbanistica (piccole città in Germania), la forza delle associazioni di categoria e la resistenza alla ricerca sugli embrioni.Tuttavia, c’è chi, come il Dr. Michael Schluter che, come lo vedremo ora, crede che il Personalismo manca delle dimensioni vitali. E possibile tradurlo in un sistema politico ed economico coerente attraverso una relazione simbiotica con qualcosa che chiama Relazionismo.

(La quinta domanda sarà pubblicata la settimana prossima)

Jeff Fountain

Direttore Centro Schuman


[1]Koyzis, 2003; David Koyzis è un professore canadese di scienze politiche.

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