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La legge dell’amore (4a parte)

Il quarto ed ultimo di una serie d’articoli sulla rilevanza della Legge di Dio nella società moderna. Pubblicato dal Jubilee Centre. (1a parte qui, 2a parte qui, 3a parte qui)

Il ruolo dello Spirito Santo nell’obbedienza cristiana

I Cristiani hanno ricevuto lo Spirito Santo per aiutarli ad internalizzare la legge di Dio e a guidarli mentre riflettono su questa. Lo Spirito trasforma la nostra comprensione della legge di Dio. La comprensione cristiana è che Dio è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, uniti nell’amore l’uno per l’altro, e raggiungendo con amore il mondo che Dio ha fatto. Anche sé il Giudaismo e l’Islam possono prendere la legge di Dio seriamente, e possono anche essere capaci di pensare in termini d’obbedienza alla legge di Dio come espressione d’amore per Dio, nessuna di queste religioni non-trinitarie possono offrire sia la garanzia del perdono di Dio sia la promessa della presenza personale e abilitante di Dio, equipaggiandoci a vivere delle vite più pie. Perché non sanno che Dio è Trinità, queste religioni sono destinate ad avere delle difficoltà a capire la legge fuori da termini autoritari, mentre i Cristiani, sapendo che Dio è amore, possono capire la legge di Dio come un espressione di quest’amore, offrendo ci la direzione saggia di Dio per le nostre vite insieme.

Nell’Ultima Cena, Gesù spiegò la relazione tra amarlo, obbedire alle sue leggi e sperimentare la presenza permanente dello Spirito Santo. Diceva: “Se mi amate, obbedirete ai miei comandamenti. E chiederò al Padre, ed egli vi darà un altro Consigliere che sarà con voi per sempre – lo Spirito di verità…. Egli vivrà con voi e sarà in voi.” (Giovanni 14:15-17).[1]

Gesù è chiaro che l’obbedienza ai suoi comandamenti è l’evidenza attesa del nostro amore per lui. Mentre la loro obbedienza in questa vita non sarà mai perfetta,[2] è ritenuto che, con l’assistenza dello Spirito Santo, i Cristiani cresceranno per diventare di più all’immagine di Cristo. Come Jürgen Moltmann lo disse in un sermone che predicò su Geremia 31:33, grazie alla presenza permanente dello Spirito Santo, i Cristiani non vivono più ‘sotto’ la legge ma piuttosto ‘dentro’ la legge.[3]

Ma come può questo vivere ‘dentro’ la legge essere capito come libertà cristiana? Questo può forse essere spiegato al meglio con un’analogia. Immaginate che siete un appassionato della musica di Bach. Volete presentare questa musica al vostro amico e quindi gli chiedete di ascoltarla. All’inizio l’ascolterà perché gli avete chiesto. La vostra speranza sarebbe che, mentre l’ascolta sempre di più, scoprirà per se stesso la bellezza della musica. La vita cristiana è un po’ così: all’inizio viviamo secondo le leggi di Dio semplicemente perché sono leggi di Dio, ma mentre andiamo avanti, scopriamo che sono buone, che ci mostrano dei modelli sani di vita abilitando ogni membro della comunità a fiorire nella sua identità unica davanti a Dio.[4]

La libertà cristiana non è la licenza senza scopo di avere il diritto di fare assolutamente qualsiasi cosa; è la scoperta gioiosa della nostra vera umanità che risulta dalla nostra relazione d’amore con un Dio che è trinitario. Attraverso la guida dello Spirito, impariamo la sapienza, scopriamo che le leggi di Dio sono buone, e riconosciamo ciò che significa amare Dio e amare gli altri. Se cooperassero in pieno con lo Spirito Santo, i Cristiani sarebbero al disopra delle leggi, nel senso che obbedirebbero liberamente e pienamente a tutto quello che la legge di Dio richiede, perché avrebbero perfettamente internalizzato la legge di Dio e l’avrebbero perfettamente integrata nelle nostre vite.

Tuttavia, sarà solo quando l’opera di santificazione dello Spirito arriverà al suo compimento nella nostra glorificazione che sperimenteremo la piena realtà della soluzione di Dio all’esperienza della legge come carica esterna. Attraverso Gesù, siamo portati in una relazione di filiazione con Dio il Padre.[5] I Cristiani sono predestinati dal Padre ad essere conformi alla somiglianza di suo Figlio (Romani 8:29). La nostra risurrezione nella somiglianza di Cristo è assicurata dalla presenza permanente dello Spirito Santo.[6]

Un giorno, perché saremo abitati dalla pienezza dello Spirito Santo, diventeremo pienamente santi, cioè le nostre volontà saranno pienamente allineate con la volontà del Padre. Il nostro amore per Dio, abilitato e mediato dallo Spirito, sarà perfettamente espresso, affinché la possibilità di peccare sarà semplicemente impensabile. Fare quel che Dio vuole sarà la nostra seconda natura. Fino a quel momento però, riflettere sulla legge di Dio, compresa la Torah, è una parte indispensabile della sapienza guidata dallo Spirito di discernere quel che significa in pratica amare Dio in questo mondo.

L’esempio del Sabato

Come posso seguire la legge di Dio riflettendo sull’etica sia del Nuovo sia dell’Antico Testamento quando decido cosa fare? Come Calvino lo riconosceva, il Sabato non è soltanto per l’adorazione di Dio. È anche per il riposo e per la comunità.[7] Nell’Antico Testamento, gli stranieri, i servi e gli animali devono tutti ricevere un giorno di riposo dal lavoro ogni settimana. In Deuteronomio 5:14, è affermato esplicitamente che il Sabato deve essere osservato da tutti ‘affinché il tuo servo e la tua serva si riposino come te’. Non è soltanto affinché ogni persona abbia un giorno su sette di riposo; è per avere una pausa comunitaria dal lavoro e dal commercio[8] affinché la gente possa godere e rafforzare le sue relazioni gli uni con gli altri. Riflettendo sul materiale dell’Antico Testamento, possiamo approfondire la nostra comprensione di quel che Gesù significava quando diceva: “il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato.”[9] Riconoscendo che l’amore è la ragione motivante dietro al comandamento del sabato ci consente di capire la sua ragione, e perché avrà ancora rilevanza nelle nostre vite. Ovviamente, Paolo in Romani 14:5 riconosce la possibilità che i Cristiani possano avere diverse opinioni su questo tema, ma per concepire come dovremmo vivere, dovremmo tenere in conto l’impatto delle nostre scelte su quelli intorno a noi. Se io, da avvocato molto occupato, non metto da parte qualche tempo regolare nella mia settimana per vedere mia moglie e i miei bambini, le nostre relazioni soffriranno presto. Se io, da consumatore, faccio la mia spesa la domenica, qualcun altro deve lavorare in quel giorno per vendermi gli articoli. La sua capacità di sostenere le relazioni con la sua famiglia e con i suoi amici sarà compromessa perché deve lavorare in quel giorno per servirmi.

Dr David McIlroyun collaboratore ospite dei Cambridge Papers, è avvocato e teologo. Ha scritto una tesi di dottorato sul tema ‘una teologia trinitaria della legge


[1]Tradotto in italiano dalla versione inglese usata nella pubblicazione originale.

[2]Vedi dialettica svolta in 1 Giovanni. 


[3]Jürgen Moltmann, The Power of the Powerless, tr. by M. Kohl, London: SCM, 1983, p.42. Purtroppo, questa comprensione non è osservata in modo consistente da Moltmann nella sua altra opera : vedi cap.2 di McIlroy, A Trinitarian Theology of Law, Paternoster.

[4]Quindi l’enfasi sull’essere insegnato dalla legge di Dio: vedi Esodo 33:13; Deut. 4:10; 1 Sam. 12:23; e soprattutto, Sal. 119. 

[5]Gio. 20:17; 16:10, 17, 28; 14:1–3. 

[6]Rom. 8:11; 1 Cor. 15:42–53. 

[7]John Calvin, Instruction in Faith (1537), tradotto da P. Fuhrmann, Westminster John Knox Press, 1992, pp.30–32. 

[8]Vedi Nee. 10:31 e 13:15–22. 


[9]Marco 2:27. 


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