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Vivere l’eredità (5a parte)

Come vivere l’eredità che Robert Schuman ci ha lasciato in Europa? Tratto dal libro di Jeff Fountain Deeply Rooted. Il libro sarà pubblicato prossimamente in italiano (1a parte qui2a parte qui, 3a parte qui, 4a parte qui)

V. Possono delle scritture sacre da un età agraria, ormai tramontata, nel Medioriente preindustriale avere qualcosa da dire sul futuro politico dell’Europa urbana e postindustriale?

L’editore d’economia del Sydney Morning Herald sorprese i suoi lettori un giorno quando scrisse su un gruppo di pensatori cristiani di Cambridge, in Inghilterra, che credeva che la soluzione ai problemi economici e politici della società si trovava tornando nel modello definito nella Bibbia.

“Non ridere”, scrisse Ross Gittins, “è un gruppo con più dottorati che il numero d’acconciature che avete avuto. Vengono da un gruppo di ricerca cristiano, il Jubilee Centre (Centro del Giubileo), fondato da Michael Schluter. Michael Schluter è meglio conosciuto come il direttore della Relationships Foundation (Fondazione delle relazioni). Non sapevate che c’era un modello economico nella Bibbia? Secondo questo gruppo, se considerate le leggi dell’Antico Testamento nel suo insieme, un modello economico integrato emerge e soddisfa i prerequisiti sia per l’efficacia sia per l’equità senza gli effetti collaterali dispendiosi e danneggianti insiti nel modello economico occidentale attuale.”[1]

Dr. Schulter era un economista con la banca mondiale in Africa dell’Est negli anni 1970. Osservando il dissesto sociale causato dal socialismo in Tanzania, il marxismo in Etiopia ed il capitalismo in Kenya, cercava per un’alternativa biblica. Guardando l’Antico Testamento come fondazione etica per la vita pubblica, notò una consistenza notevole in una collezione di leggi apparentemente casuali. Le leggi del giubileo per la terra, il divieto d’interesse, il ruolo dei Leviti, le strutture politiche, l’assistenza sociale e l’organizzazione militare erano tutti coerenti intorno ad un tema centrale, la cui chiave egli scoprì nel riassunto brillante della Legge di Mosè nel Nuovo Testamento: Ama Dio e il tuo prossimo!La colla della società, sottintendeva Gesù, erano le relazioni giuste.

Nel mondo reale attuale, ovviamente, una tale risposta è considerata ingenua, poco pratica ed irrealista. Non è il linguaggio del denaro, dell’economia, della politica e della potenza militare. Non è un linguaggio molto usato a Mosca o a Londra, a Berlino o a Parigi, a Washington o a Bruxelles.

Eppure, secondo il Dr. Michael Schluter, è l’imperativo d’amare Dio ed il suo prossimo che provvede l’alternativa biblica alle ideologie occidentali dominanti del capitalismo mondiale e del socialismo di mercato. La Grande Idea, crede Schluter, è di vedere il mondo dalla prospettiva delle relazioni, che offre la via da seguire per andare oltre al pragmatismo attuale.

Mentre il capitalismo era principalmente interessato al dispiegamento e alla crescita di capitale, ed il socialismo focalizzato sul ruolo e sull’organizzazione del collettivo, Gesù sottolineava la qualità delle relazioni. La Grande Idea delle leggi dell’Antico Testamento erano le relazioni. Tutte queste leggi mosaiche apparentemente non correlate proteggevano e promuovevano le relazioni a lungo termine. In altre parole, una società non dovrebbe essere valutata dal suo Pil, o dall’efficienza dei suoi mercati, ma nel modo in cui questa società stimola delle relazioni sane.

Quindi, le relazioni erano la chiave, concludeva Schluter, sia nell’interpretare sia nell’applicare oggi la legge biblica, e nel valutare la società odierna.

Schluter invita spesso il suo pubblico di pensare ad un paese sottosviluppato (o ‘in via di sviluppo’). Dopo qualche istante, chiede a quale continente o regione stavano pensando. La maggior parte pensa all’Africa, all’Asia o alle Caraibi. Poi chiede, in quale senso avete pensato a ‘sottosviluppato’? In termini economici? O di relazioni? Quali paesi sono meno sviluppati relazionalmente oggigiorno? Quali paesi hanno i tassi più alti di divorzio, per esempio? L’America o la Gran Bretagna, forse?

Schluter chiama questo linguaggio delle relazioni Relazionismo. Ha sviluppato quest’idea per adottare un ampia gamma di iniziative sociale e l’ha precisatanei suoi scritti e discorsi.[2]  

Quindi il Relazionismo è soltanto un altro ‘-ismo’? E ancora un’altra ideologia cristiana? Schluter ammette che le ideologie ‘sanno d’idolatria, cioè di soluzioni fuori dalla salvezza, e i quadri del pensiero e dell’azione politici che non riconoscono la Signoria di Cristo. Mentre il Relazionismo potrebbe forse essere visto come un’ideologia nel senso che scorrono da una visione del mondo che non è condivisa da tutti, non dovrebbe essere visto come un corpo autonomo del pensiero umano.’

Eppure, avverte che il potenziale dell’impatto a lungo termine del Relazionismo sulla società occidentale dipenderà da se rimarrà in contatto con le sue radici bibliche o meno. Divorziato dall’insegnamento biblico, mancherà la motivazione essenziale per costruire dei legami sociali forti e per restaurare delle relazioni spezzate: l’amore per Dio.

Il Relazionismo condivide tanto spazio comune con il Personalismo. Entrambi rigettano la visione della gente e della natura come merci di scambio (ad esempio la gente come ‘manodopera’, ‘risorse umane’ o ‘capitale umano’; o un albero soltanto come ‘legname’); che gli esseri umani esistono principalmente per la costruzione di società efficaci, o che lo ‘sviluppo’ di una società dovrebbe essere misurato in termini di crescita economica.

Entrambi le prospettive rigettano l’idea che gli individui possono e dovrebbero essere autosufficienti, economicamente e psicologicamente (‘il se atomico’); che una persona può e dovrebbe avere un sé diverso in vari domini della vita, o l’opinione che il sé non ha un significato finale perché è soltanto una piccola parte di un sé universale. A causa della focalizzazione sull’individuo, il terreno comune tra il Relazionismo ed il Personalismo è più forte intorno a questioni di vita. Entrambi enfatizzano che l’identità, il senso, la sicurezza ed il valore sono trovati principalmente nelle relazioni di una persona.

Tuttavia, Dr Schluter identifica delle divergenze chiavi tra il Personalismo ed il Relazionismo, e crede che il Relazionismo può mostrare la via per l’Europa in domini dove il Personalismo, egli crede, è insufficiente. Il Personalismo, egli argomenta, non ha avuto una risposta per i partiti democristiani su questioni chiavi nella politica economica, ad esempio. “Come la Signora Thatcher lo dice nel suo modo acerbo abituale, ‘tutto, dall’imprenditorialità completada una parte, fino al corporativismo dall’altro può essere vestito nel linguaggio della Democrazia cristiana’”.[3]

Neppure il Personalismo tiene in conto l’ammonimento biblico sul debito nazionale e personale, come lo fa il Relazionismo – un enfasi che ha colto i suoi fruttiproprio di recente. Le due visioni hanno punti di partenza diversi, che li portano ad enfasi diverse. Il Personalismo è primariamente una risposta all’individualismo e al collettivismo. Il Relazionismo è primariamente una risposta al marxismo e al capitalismo. Il Personalismo è più uno sforzo filosofico per descrivere quel che significa essere una persona umana autentica; il Relazionismo è più interessato con il modo in cui la vita sociale dovrebbe essere organizzata per dare un vantaggio massimo alle persone in relazione.

Questo significa che il Personalismo ha poco da dire sulle relazioni di gruppo o di organizzazioni, e ha difficoltà ad affrontare i problemi della politica pubblica.

Una conseguenza del termine ‘personalismo’ è stata una concentrazione primariamente sull’individuo, specialmente in una cultura individualistica. Questo è inutile se il significato della persona risiede nelle sue relazioni con gli altri.

Il Relazionismo ha una dipendenza più esplicita del Personalismo sui valori etici della tradizione giudeocristiana nella definizione dei valori normativi di rilevanza dalle scritture condivise dai cristiani e dagli ebrei, specialmente la legge mosaica. Costruisce sui valori che sorregge la vita politica, economica e sociale descritta qui, tiene adeguatamente in contoil contesto storico e geografico. Eppure non estrae esclusivamente dall’Antico Testamento, siccome la chiesa provvede anche un modello contro-culturale di comunità relazionale.

Una domanda che pone il Relazionismo è: quali accordi costituzionali alternativi, come il federalismo o, negativamente, una centralizzazione del potere decisionale del governo, cambiano il modello dell’uomo in relazione e quindi impatta sul benessere umano?

Schluter crede che tali domande aiuteranno a sviluppare un approccio personalismo-relazionismo in un paradigma sociale pienamente sviluppato, sfiderà il capitalismo materialista come l’ideologia dominante della nostra epoca. Questa sfida non è soltanto al livello di filosofia sociale, ma anche al livello delle leggi, delle strutture istituzionali e delle pratiche di lavoro alle quali da luogo.

Egli cerca una relazione simbiotica significativa tra il pensiero personalista ed il relazionismo. Il relazionismo, egli crede, provvede la dinamica necessaria per tradurre il personalismo in un sistema politico ed economico coerente.Per quanto mi riguarda, ho una convinzione crescente che il relazionismo è la Grande Idea che offre speranza all’Europa.

Jeff Fountain

Direttore Centro Schuman


[1]The Sydney Morning Herald, 17 Aprile 2006

[2]Co-autore di The R FactorThe R Option, Dr Schluter ha fondato la Relationship Foundation, ilJubilee Centrea Cambridge e il gruppo di riflessione che produce gli Cambridge Papers.È stato l’iniziatore di una gamma di progetti in corso in Inghilterra ed in altri paesi, compresi gli schemi di lavoro, delle ispezioni sulle relazioni nelle multinazionali e la campagnaKeep Sunday Special (manteniamo la domenica speciale) in Inghilterra. Ha lavorato con i Servizi penitenziari scozzesi per promuovere delle migliori relazioni tra sorveglianti e prigionieri, e sostiene ‘il benessere relazionale’ e la ‘giustizia relazionale’. Quest’ultima considera il crimine come una rottura di relazione tra il trasgressore e la vittima o la comunità.

[3]Citato in Cole, Graham & Schluter, Michael, 2004, dalla quale questa sezione è basata.

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