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Apostoli di riconciliazione (1a parte)

Tratto dal libro di Jeff Fountain Deeply Rooted. Il libro sarà pubblicato prossimamente in italiano.

Mentre era ancora Primo ministro, Schuman aveva sentito dei resoconti di cambiamenti interiori ch’egli credeva di essere essenziali per la ricostruzione dell’Europa del dopoguerra in una conversazione su un treno nella primavera del 1948.

Louis Boucquey, un industrialista di Lille, nel nord della Francia, gli aveva raccontato la storia del notevole cambiamento d’atteggiamento del segretario di una federazione di datori di lavoro dopo aver frequentato una conferenza l’anno precedente in un paesino di montagna in Svizzera chiamato Caux.

Siccome le tensioni tra il governo, gli agenti di sindacati, i minatori e gli operai delle fabbriche minacciavano di bollire in una guerra civile, parecchie centinaia di dirigenti dalle miniere e dalle fabbriche di tessile si erano incontrati sulla costiera vicino a Calais. Lo spirito di Caux era prevalso in quella riunione, Boucquey disse a Schuman, dando luogo ad un nuovo clima di fiducia, di riconciliazione e di cooperazione.

Schuman chiese all’industrialista di poter saperne di più a proposito di queste conferenze organizzate a Caux. Voleva saperne di più sul movimento mondiale dietro a loro, chiamato Moral Re-Armament (Riarmamento morale), iniziato da un evangelista americano luterano chiamato Frank Buchman.

Quasi un anno era trascorso quando, nel marzo 1949, Boucquey invitò Schuman a casa sua, in periferia di Parigi, per una cena privata con due stretti collaboratori di Buchman. Schuman era adesso il Ministro degli Esteri, e si preparava a viaggiare a Washington per firmare il Patto Atlantico il mese successivo. 

Uno degli ospiti, un diplomatico svizzero chiamato Philippe Mottu, era uno dei pionieri della storia di Caux. Poteva spiegare di prima mano la storia della trasformazione d’un famoso albergo in un Centro per la Riconciliazione delle Nazioni subito dopo la guerra.

Situato in altitudine sopra Montreux, il Palazzo di Caux offriva una vista maestosa sull’estremità orientale del Lago di Ginevra verso le Alpi francesi. L’albergo, il più grande ed il più prestigioso di Svizzera all’epoca della sua costruzione nel 1902, fu acquistato da novantacinque famiglie cristiane svizzere associate al Riarmamento morale. Avevano sacrificato dei gioielli di famiglia, delle polizze d’ assicurazione vita, dei soldi per le ferie eppure delle case, per comprare l’asilo per i profughi di guerra ora abbandonato. Ribattezzato Casa di montagna, il palazzo diventò presto un riparo per guarire il passato e forgiare il futuro.

Nel corso dei decenni d’anteguerra, Frank Buchman aveva predicato il messaggio di sottomissione alla volontà di Dio per gli individui e le famiglie, per i rei, per i presidenti e persino per le nazioni. Ora, dopo gli anni turbolenti di guerra, Buchman ed i membri del Riarmamento moralesi focalizzavano sul compito della ricostruzione del mondo del dopoguerra attraverso il perdono e la riconciliazione.

Quando Buchman visitò la Casa di Montagna nell’estate del 1946, une delegazione eccitata di giovani volontari di tutta l’Europa si erano radunati nella cavernosa aula d’accoglienza per salutarlo. Certe persone erano vestite nei loro costumi nazionali. Buchman guardò attorno a lui tutti i volti ed i costumi, e poi chiese ad alta voce: “Dove sono i tedeschi?”

All’improvviso, tutta la gente si tacque. Un anno intero era trascorso da quando le ostilità avevano cessato, ma la domanda di Buchman scioccava ancora tanti fra quelli che erano presenti.

“Certe persone fra di voi pensate che la Germania deve cambiare, e questo è vero. Ma non sarete mai capaci di ricostruire l’Europa senza i tedeschi!” disse con forza Buchman.

Come Schuman, Buchman credeva che se la Germania non fosse avvolta con il perdono e la riconciliazione cristiana, le forze empie dell’anarchia o del comunismo riempirebbero il vuoto del dopoguerra.

Senza dubbio, Mottu disse a Schuman nel corso della cena come, nel 1947, i primi fra quelli che diventeranno poi migliaia di cittadini tedeschi di primo piano avevano ricevuto un permesso speciale dalle autorità alleate per viaggiare a Caux nell’ambito d’incontrare i loro omologhi d’Europa e di altri continenti. Il messaggio di perdono e di riconciliazione insegnato da Buchman e dai suoi collaboratori li aveva profondamente colpito.

Nella conferenza dell’ultima estate, nel 1948, quattrocento e cinquanta tedeschi visitarono Caux, compreso Konrad Adenauer. Subito, il futuro cancelliere aveva riconosciuto il potere e la tempestività di questo messaggio per il suo popolo. Aveva invitato delle squadre del Riarmamento morale per condividere il messaggio di perdono tramite spettacoli musicali ed organizzato una serie di ricevimenti ufficiali per Buchman.

Di sicuro Schuman doveva fortemente vibrare con questi resoconti. Questo era evidentemente un messaggio che produceva il cambiamento interno che tanto desiderava vedere!

Ma gli ospiti erano ugualmente interessati di sentire le osservazioni del ministro sull’imminente Patto Atlantico. Quale efficacia il trattato poteva avere?

Schuman parlò apertamente. Se il trattato fosse capace di toccare soltanto i domini politici e militari, si rivelerebbe quindi difettoso. Le bombe e le armi sole non bastavano. Dei cambiamenti interni nel modo di vivere occidentale erano necessari.

“Dobbiamo dare un nuovo contenuto ideologico alla vita di milioni di persone in Europa”, egli disse agli ospiti. Poi aggiunse: “Dobbiamo tutti raggiungere un cambiamento interno profondo per trovare le soluzioni ai nostri problemi maggiori.” 

Boucquey individuò quanto il linguaggio di Schuman risuonava con quello del Dr. Buchman in tanti dei suoi discorsi che furono riuniti in un libro chiamato, Remaking the World (Rifare il mondo). Lì per lì, Boucquey chiese al suo ospite se potesse scrivere la prefazione dell’edizione francese per il libro di Buchman.

Schuman accettò, anche se non avrebbe avuto l’opportunità di scriverla prima dell’inizio dell’anno successivo.

(Seconda parte qui)

Jeff Fountain

Direttore Centro Schuman


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