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Perché gli studi europei sono importanti?

La prima ammissione di studenti per il nostro nuovo studio di master in leadership di missioni e negli studi europei avrà luogo nel giugno prossimo, in collaborazione con il ForMission College e l’università Newman di Birmingham.

I candidati parteciperanno a quattro giorni di studi ad Amsterdam ogni semestre per due anni, per essere istruiti per l’auto-apprendimento e per compiti di scrittura. Un terzo anno comporterà la redazione di una tesi. I punti d’ingresso per i partecipanti al programma saranno ogni anno a settembre ed a gennaio. Il programma sarà riconosciuto dal processo di Bologna (una cooperazione intergovernativa di 48 paesi europei nell’istruzione superiore).

I lettori del pensiero della settimana avevano generosamente risposto al nostro appello l’anno scorso per aiutarci a creare questo programma. Siamo molto grati a tutti quelli che hanno aiutato a rendere questo corso possibile. Mentre sto preparando i manuali di studi per i moduli, sta diventando sempre più chiaro per me che gli studi europei sono così essenziali ed opportuni per ‘capire i tempi e conoscere ciò che Israele dovrebbe fare’.

Mi spiego.

‘Oblio organizzato’

Sotto i vecchi regimi comunisti, ‘l’oblio organizzato’ era ampiamente implementati per cancellare la memoria e strumentalizzare la comprensione del ‘nuovo uomo socialista’ per servire gli obiettivi dello stato.

Una forma più sottile e benigna ‘d’oblio organizzato’ nei nostri tempi secolari e postcristiani è la perdita della coscienza storica per quanto riguarda l’Europa in generale, e del ruolo della Bibbia e della storia di Gesù nel modellamento della cultura europea in particolare. Un esempio di questo era lo sforzo determinato di evitare ogni riferimento al Cristianesimo come fonte per l’identità ed i valori europei nella proposta di costituzione dell’Unione europea nel 2005. Purtroppo, il paradosso dell’Europa è che è il continente più plasmato dalla Bibbia… e dal rigetto della Bibbia.

Il secolarismo porta uno sguardo debole sul passato. Tuttavia, noi cristiani, dovremmo realizzare che la storia è davvero importante. L’Antico Testamento ammonisce a ripetizione contro l’oblio. Il popolo di Dio deve organizzare delle feste per aiutarsi a ricordarsi del suo intervento nella storia. La fede cristiana è storica: se Gesù non è vissuto, non è morto e non è risuscitato, il Cristianesimo è falso.

La Bibbia diede alla civilizzazione occidentale la comprensione della storia come progresso lineare, da un inizio verso una fine. Il tempo concepito in termini di passato, presente e futuro non è venuto da nessun’altra fonte. Nessun’altro testo sagrato prende la storia sul serio.

Tuttavia la storia in qualità di materia è stata eclissata in quest’età dell’informazione da materie offrendo delle ‘più grandi opportunità di lavoro’. La storia dell’Europa è stata ignorata per generazioni a favore della storia degli stati-nazione, la quale rafforza i miti e le identità nazionali, spesso a spese delle nazioni rivali. La storia della trasformazione dei popoli europei attraverso la storia di Gesù e dell’influenza della Bibbia è stata sostituita da tanto tempo da altre narrative o predite di narrative.

La conseguenza è la perdita di memoria e d’identità. La perdita di prospettiva storica sugli affari attuali nutrisce la miopia e tronca la visione del futuro. In definitiva, abbiamo una crisi di visione in Europa. Dove sono gli uomini e le donne di stato ed i dirigenti spirituali che ci mostrano la via da seguire?

Una comunità di popoli

Circa settant’anni fa, lo storico Christopher Dawson scriveva: “c’è un bisogno urgente per una comprensione migliore dell’Europa, non solo da società viva di popoli ma da creatrice di ciò che chiamiamo ‘la civilizzazione moderna’. Perché, per quanto incerte le prospettive politiche dell’Europa possono essere, l’importanza travolgente del suo contributo alla civilizzazione dimora, e se non capiamo questo, non possiamo capirci tanto sul mondo nel quale viviamo.”

“Non possiamo iniziare a capire l’Europa”, continuava, “a meno che studiamo la tradizione della cultura cristiana, la quale era il legame originale dell’unità europea e la fonte dei suoi obiettivi spirituali comuni ed i suoi valori morali comuni.”

Il nazionalismo, emerso dopo la Riforma, quando i protestanti tendevano a focalizzarsi solamente sulle loro nazioni proprie, ha portato ogni popolo europeo ad insistere su ciò che li distingueva dal resto, invece di ciò che li univa a loro, scriveva Dawson. Imparavamo la storia delle nostre nazioni proprie come se erano un insieme completo e non una parte di un unità più grande.

La storia che è davvero importante non era la storia dei conflitti e delle rivalità di varie nazioni europee, egli argomentava, neppure di una competizione economica, ma una storia di processo spirituale dinamico. Perché l’Europa era una comunità di popoli condividendo una tradizione spirituale comune, nata tremila anni fa nel Mediterraneo orientale. Da popolo a popolo, è stata trasmessa (via la penisola che chiamiamo Europa) fino a quando è arrivata a coprire il mondo.

Speriamo di preparare i nostri studenti con questa prospettiva dimenticata, non solo per le missioni tradizionali d’evangelismo e d’impianto di chiese, ma anche per l’ingaggio sulla piazza pubblica, da politici, agenti pubblici, giornalisti, avvocati, pedagoghi, economisti ed attivisti.

Grazie per aiutarci a rendere questo possibile.

P.S. per ogni domanda sullo studio di master, scrivete a: info@schumancentre.eu

Jeff Fountain

Direttore Centro Schuman

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