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Viktor il campione?

Per i Cristiani, come me, che sono stati educati in tradizioni di chiesa che raramente, se non mai, ‘facevano politica’, la comparsa recente di politici rivendicando difendere il Cristianesimo può essere molto sconcertante.

Con pochi strumenti di discernimento nella nostra cassetta degli attrezzi, siamo facilmente tentati di diventare degli elettori ‘a causa unica’, senza comprensione del quadro generale.

Di recente, ho ricevuto un link verso un articolo del Capstone Report americano, dichiarando il Primo ministro ungherese, Viktor Orbán, essere “il Calvinista più potente al mondo” combattendo una crociata nobile per salvare l’Europa e il Cristianesimo: “Sin dal Calvinista Guglielmo d’Orange che aveva unito una coalizione varia per salvare le libertà d’Europa dalle aggressioni ambiziose di Luigi XIV, non c’era stato un politico calvinista che ha provato a plasmare l’ordine mondiale come Viktor Orbán”.

Con una grande foto di Orbán inginocchiato con Nick Vujicic, l’evangelista australiano fortemente handicappato, l’articolo lodava il Primo ministro per la sua battaglia per “creare un mondo sicuro per i Cristiani.”

Un altro rapporto glorificando gli sforzi di Orbán mi è stato mandato con il commento: “se soltanto avessimo dei dirigenti cristiani in Europa meravigliosi come quest’uomo!”

Orbán ha pubblicato la foto qui sopra sulla sua pagina Facebook leggendo il best seller ‘The strange death of Europe’ (Lo strano suicidio dell’Europa), di Douglas Murray, in cui argomenta che l’immigrazione e la perdita di fede tradizionale distrugge l’Europa come la conosciamo: dei temi che il Primo ministro sostiene.

L’articolo Capstone cita il dirigente ungherese: “Il nostro appello è di proteggere i modi di vita che hanno le loro radici nel Cristianesimo. Difendiamo la dignità umana, difendiamo la famiglia, difendiamo la nazione e difendiamo le comunità religiose.”

Wow, sembra fantastico!

In superficie, Orbán sembra essere un credente autentico profondamente preoccupato di diffondere il Vangelo di Gesù nonostante l’opposizione secolarista quasi travolgente. In un intervista con l’autore e attivista ebreo franco-algerino Bernard Henry Lévy l’anno scorso, Orbán rivendicava essere “il più Cristiano, e quindi il più Europeo, degli Europei. Il DNA dell’Europa, sono io. Sono il suo custode.”

Come è il caso dei credenti americani e britannici per quanto riguarda i loro dirigenti rispettivi, i miei amici cristiani in Ungheria sono polarizzati nelle loro opinioni su Orbán, anche nelle loro famiglie. Certi sono confortati dai discorsi sulla difesa della tradizione cristiana millenaria dell’Ungheria contro le orde musulmane cercando di infiltrarsi nuovamente sulle loro terre.

Altri, tuttavia, si chiedono con più perspicacia: come può questa retorica cristiana essere riconciliata con un autoritarismo e un antiliberalismo crescente, il soffocamento della libertà di stampa e della libertà d’espressione, la limitazione dell’indipendenza dei tribunali, la promozione della “democratura” (dittatura democratica), la demonizzazione dei profughi, la reclusione per traffico di esseri umani di individui aiutando i richiedenti d’asilo, gli arresti dei senzatetto, e il controllo della riconoscenza di chiesa secondo l’acquiescenza politica?

Forza unificatrice

Il partito di Orbán Fidesz fu fondato nel 1988, quando il comunismo crollava, da giovane partito liberale alternativo (Fiatal Demokraták Szövetsége– Federazione dei giovani democrati), con una posizione politica anticlericale. Nel corso degli anni, si spostò ancora di più a destra, adottando una forte identità politica ‘nazionale cristiana’.

Sin dal suo arrivo al potere con una grande maggioranza, nel 2011, una nuova legge fondamentale fu votata (soltanto dai deputati di Fidesz) definendo l’Ungheria come essendo una ‘nazione cristiana’, e un compito maggiore dello stato come essendo la protezione della cultura cristiana dell’Ungheria. Il preambolo dice: “Riconosciamo il ruolo del cristianesimo nella preservazione della nazione.” La cultura cristiana, rivendica Orbán, è la forza unificatrice della nazione; “ecco perché dichiariamo che l’Ungheria sarà cristiana o non lo sarà affatto.”

Quindi, cosa c’è di male? Nonostante quel che rivendica il Capstone Report, gli Ungheresi non sono così religiosi. Solo un Ungherese su otto e un elettore di Fidesz su cinque vanno regolarmente in chiesa.

Qual è quindi questo cristianesimo che Orbán rivendica voler difendere? Ha un contenuto biblico? Predica l’amore per il prossimo, e per i nemici? È preoccupato con il perdono e la riconciliazione tra i popoli? È un messaggio d’amore per tutta l’umanità? È interessato al fatto che il regno di Dio si diffonde fra tutti i popoli, che l’amore di Gesù sia dimostrato ai poveri, ai proscritti e ai marginalizzati?

Oppure sarà una religione civile ipernazionalista, esaltando la nazione come essendo un ente sacro? Sarà forse una religione d’identità culturale, invece di una fede personale in Cristo, nel quale non c’è ne Ebreo, ne pagano, ne Ungherese, ne Siriano?

Orbán ha detto al Parlamento europeo nel 2015 che desiderava preservare l’Europa per gli Europei, e l’Ungheria per gli Ungheresi, degli obiettivi che credeva essere in armonia con le intenzioni dei fondatori dell’Unione europea.

No, Egregio Orbán, Robert Schuman sarebbe atterrito dal suo nazionalismo etnocentrico sfrontato, dalla sua mancanza di solidarietà verso l’umanità, dalla sua promozione selettiva dei diritti umani soltanto per gli Ungheresi, dalla sua direzione antidemocratica, dalle sue pretese di difendere la dignità umana mentre rinnega le necessità fondamentali agli stranieri.

Questo non è il cristianesimo biblico. È un ‘altro vangelo’.

Jeff Fountain

Direttore Centro Schuman per gli Studi europei

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