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Dio e Cesare

In questa pausa di Natale, il Centro Schuman per gli studi europei ripubblica degli estratti del libro di Jeff Fountain ‘Chi ha vinto la pace?’ (prossimamente in italiano). Oggi, Jeff spiega come Schuman credeva che l’Europa doveva essere radicata nel Cristianesimo.

La fede di Schuman istruiva e motivava tutte le sue azioni politiche. 

Lex Schuman, ad esempio, aveva incarnato una tolleranza per le varie fedi basate su questo principio biblico d’uguaglianza. Se il Cristianesimo insegnava che tutti erano uguali per natura, che tutti erano figli dello stesso Dio “indipendentemente dalla razza, dal coloro, dallo statuto sociale o dalla professione”, anche gli stati dovevano essere trattati come pari. Nessuna razza o nazione potrebbe rivendicare un importanza più grande agli occhi di Dio.

Qui ancora era la ragione del disagio di Schuman con il nazionalismo di de Gaulle e del rifiuto del suo invito di andare a Londra.

Le radici della vera democrazia, cioè il principio d’uguaglianza, la pratica dell’amore fraterno, le libertà individuali ed il rispetto dei diritti dell’individuo, venivano tutti dagli insegnamenti di Cristo, nella comprensione di Schuman. La democrazia esisteva grazie al cristianesimo, egli argomentava. L’applicazione pratica di questi insegnamenti aveva trasformato l’Europa nel corso dei secoli, dalla quale deriva la democrazia liberale. La democrazia non poteva essere improvvisata; L’Europa aveva avuto bisogno di più di mille anni di cristianesimo per formarla.

I principi cristiani erano diventati le caratteristiche della nostra civilizzazione, ai quali i razionalisti del seicento dovevano i loro diritti umani e dei cittadini, egli enunciò, “che sono essenzialmente cristiani”.

Schuman citava Henri Bergson e Jacques Maritain, due filosofi contemporanei cattolici, per spiegare la sua comprensione della democrazia. Come Bergson, aveva concluso che la democrazia era “essenzialmente evangelica”, siccome l’amore ne era la sua fonte principale. “La democrazia sarà cristiana o non sarà. Una democrazia anticristiana sarà una parodia che sprofonderà nella tirannia o nell’anarchia.”

La democrazia cruda dell’età ellenistica basata soltanto sul voto della maggioranza finirebbe in una “tirannia della maggioranza”. La vera democrazia richiedeva il servizio: servire la gente ed agire in accordo con la gente. Gli obiettivi dovevano partire dalla pace ed i mezzi dovevano essere opere di pace.

“Amare il prossimo come se stesso” era un principio democratico che, se applicato alle nazioni, significava essere preparato a servire e ad amare i popoli limitrofi.

Per Schuman, l’Europa unita del futuro doveva naturalmente essere sia cristiana sia democratica. La storia europea era profondamente radicata nella storia cristiana. Tagliata dalle sue radici, l’Europa perderebbe le sue fondamenta per l’uguaglianza, la dignità umana, la tolleranza e la compassione.

La persona democratica non potrebbe accettare che lo stato trascuri la straordinaria efficacia dell’ispirazione religiosa nella pratica del dovere civico e nella protezione contro le forze della disintegrazione sociale attive dappertutto.

Più di mille anni prima della rivitalizzazione delle tradizioni greco-romane dall’illuminismo, gli insegnamenti di Cristo avevano influenzato profondamente varie tribù: greche, latine, celtiche, germaniche, slave, magiare e nordiche, fra tante altre. Varie culture furono intrecciate in un ente cristiano comune, sebbene imperfetto.

Naturalmente l’orgoglio, l’egoismo e l’avidità avevano macchiato capitoli interi di questa storia, spesso respinti come “i secoli bui”. In verità, questi erano secoli in cui tante luci splendettero, quando movimenti monastici quali celtici e benedettini raggiavano attraverso l’Europa per fondare delle comunità che diventarono gli elementi indispensabili della civilizzazioni emergente. Schuman aveva trovato rifugio in certe di queste comunità nella sua fuga per la libertà.

Da questi monasteri nacquero le grandi università d’Europa ed altri centri d’apprendimento, diretti da monaci accademici.

L’arte e la musica, la politica e la legge, le lingue e la letteratura, l’ospitalità e la cura medicale, l’architettura e l’agricoltura, le scuole e le istituzioni sociali furono tutti plasmati direttamente o indirettamente, attraverso i secoli, dalla diffusione degli insegnamenti di Cristo e della Bibbia.

I tempi moderni però posarono nuove sfide per il ruolo della chiesa in un Europa industrializzata. La semplice carità cristiana non era più sufficiente per fronteggiare le disuguaglianze sistemiche insorgendo dalle nuove forze sociali ed economiche in attività, opponendo lavoratori contro padroni, classi contro classi.

Queste erano le sfide che il Papa Leone affrontò nella sua enciclica storica del 1891, Rerum Novarum, chiedendo una nuova solidarietà nella società basata sull’amore di Dio per tutta la famiglia umana.

La Chiesa doveva aiutare la gente a rispondere alle nuove tensioni nella società. Ne il socialismo, enfatizzando la lotta delle classe, ne il liberalismo, focalizzandosi sull’individualismo, era la risposta. La riconciliazione e la solidarietà dovevano prevalere.

Lo stato aveva una responsabilità di governare per il bene comune, insegnava l’enciclica, rispettando le varie comunità nella società sotto il principio di sussidiarietà.

Le decisioni dovevano quindi essere prese il più localmente possibile, consentendo un autonomia massima per le comunità ed associazioni più piccole formando la società. In altre parole, “un massimo di governo necessario, un minimo di governo possibile”.

La solidarietà, la sussidiarietà e l’uguaglianza erano quindi tutti valori basati sugl’insegnamenti di Cristo, secondo Schuman. Applicati alla comunità dei popoli, il perdono e la riconciliazione, anche con quelli considerati ora da nemici, erano imperativi cristiani.

Questo, egli credeva, doveva essere la strada da seguire per l’Europa del dopoguerra. Le strutture politiche ed economiche dovevano essere costruite a tutti i livelli, locale, nazionale ed europeo, sul principio democratico di “amare il suo prossimo” applicato agli stati ed ai popoli.Le atrocità contro gli Ebrei, delle quali era stato informato, e che erano ancora perpetrate mentre Schuman aspettava la fine della guerra, dovevano essere resi impossibili dalle garanzie internazionali per i diritti umani. Tali diritti, radicati nell’insegnamento biblico di Imago Dei, cioè che ogni persona era creata all’immagine di Dio, comprendeva il diritto a queste cose senza le quali ogni umano non potrebbe funzionare adeguatamente: il cibo, il rifugio, l’abbigliamento, l’educazione e le relazioni. Ancora una volta, l’imperativo di garantire i diritti umani erano radicati nel comandamento di amare il suo prossimo.

Jeff Fountain

Direttore Centro Schuman

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