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L’Europa, la nostra eredità comune?

Cosa gli europei orientali ed occidentali hanno in comune?

Quel che noi, europei orientali ed occidentali, abbiamo in comune è, credo, quel che generalmente chiamiamo i tre pilastri della cultura europea. Atene, Roma e Gerusalemme sono delle città simboli di questa eredità comune.

Atene sarà spesso legata con la filosofia e l’antichità greca, cosiccome tutto il concetto di legge naturale. Poi Roma è legata alla sua tradizione legale, ma anche repubblicana. Rémi Brague diceva che quel che era molto specifico per i romani era un concetto d’inferiorità, e quando hanno conquistato la Grecia, non avevano distrutto la cultura greca perché la riconoscevano di un livello superiore alla loro. Per questa ragione, oggi ancora, conosciamo i testi ed i pensieri che ci vengono dalla Grecia, e abbiamo pure ereditato questa capacità d’imparare dagli altri, che è la nostra tradizione. Giustino martire diceva che i semi della verità sono anche fuori dal cristianesimo. Questi semi sono cristiani ma sono scoperti da chi non lo è. E quindi, possiamo prendere ugualmente questa parte nella nostra tradizione. E finalmente, Gerusalemme ci ha dato il monoteismo.

Ma quel che ha davvero cambiato questa cultura antica è tutto il concetto di dignità umana, d’una persona creata all’immagine e alla somiglianza di Dio. Questo mostra che, da un punto di vista di questa cultura e di questa civilizzazione, possiamo parlare di questa tradizione giudeocristiana perché le parole le più rivoluzionarie sono all’inizio dell’Antico Testamento. Tuttavia, hanno iniziato a trasformare la cultura europea solo quando i cristiani hanno iniziato ad evangelizzare l’Europa.

L’altra domanda è: cos’è l’ovest, cos’è l’est e dov’è il confine?

Non lontano da qui, nel 1956, Milan Kundera, mentre osservava quel che succedeva a Budapest con l’invasione sovietica, si riferiva all’ultima frase di un telex mandato da Budapest verso il mondo libero: “Moriremo per l’Ungheria e per l’Europa.” Era quindi chiaro, a quell’epoca, che la battaglia contro il comunismo era la battaglia per i valori europei.

E oggi, da un lato, possiamo farci la domanda: cos’ha la Russia in comune con l’ovest? Di certo, la Russia è in Europa nel senso largo, ma c’è una differenza. Siamo nella parte dell’Europa che chiamiamo di solito ‘l’Europa centrale’. È una parte molto specifica perché da un lato, si trova tra la Germania, la Russia e la Turchia, e dall’altra, era ed è tuttora capita oggi come parte dell’ovest.

Non so di preciso cosa diranno i rumeni, ma quel che mi sorprende in Romania è il fatto che è un paese ortodosso con lettere latine e con una lingua che fa parte della tradizione latina. Gli italiani dicono che non devono imparare il rumeno perché possono parlare italiano a Bucarest. Per quanto riguarda il mio paese, la Polonia, c’è pure sempre stato questo cristianesimo orientale. Ma allo stesso tempo, la frontiera polacca era la frontiera dello stile gotico. La frontiera dell’ovest era quindi chiaramente definita.

Possiamo poi farci questa domanda: cos’ha l’ovest di oggi in comune con l’ovest di ieri?

Kundera scriveva più tardi, nella caduta del comunismo, che i popoli d’Europa centrale avevano scoperto che l’Europa spariva. Hanno quindi battagliato per l’Europa e per i suoi valori, ma nel frattempo, l’Europa era sparita. Di conseguenza, questi vari conflitti sono fra l’est e l’ovest o fra la tradizione che è preservata paradossalmente in Europa centrale, ed un ovest postcristiano? È una domanda aperta, ma certi dicono che l’Europa centrale è la parte più europea del mondo attuale.

Per quanto riguarda delle questioni molto concrete come la migrazione, ci sono certamente tante ragioni dietro alle divergenze. Una è semplicemente che il processo di migrazione è ugualmente visto come la seconda ondata di decolonizzazione. Quando vivevo in Belgio, era l’epoca in cui i begli del Congo tornavano in Belgio. Era la prima ondata di decolonizzazione. La seconda ondata è quella dei congolesi venendo in Belgio, e non in Polonia o in Romania. Usano quindi la stessa via di migrazione.

Inoltre, credo che nella nostra parte d’Europa, l’argomento religioso è visto come molto importante. Ad esempio, la Polonia era, negli anni recenti, il paese avendo ricevuto il più gran numero di migranti, ben oltre alla Germania. Ma questi migranti arrivavano dall’Ucraina, dalla Russia, dalla Moldavia, dalla Georgia e poi dalla Corea e dal Vietnam. Non era quindi musulmani. Era la politica perché a causa della crisi demografica in Europa centrale, i politici capivano che avevano bisogno di migranti. Cercavano pure di premunirsi contro l’istallazione dell’islam sulle loro terre.

Questo cambia anche la struttura religiosa della società europea. Quando guardiamo, non solo all’Europa centrale ma anche all’Europa intera, vediamo che il cristianesimo rimane la religione principale. Tuttavia, ci sono due altri gruppi che sono in competizione con il cristianesimo. Uno è l’islam e l’altro i non credenti, che formano una cultura secolare molto specifica per l’Europa e per gli Stati Uniti. Questo gruppo di non credenti è in crescita.

Ad esempio, nel caso dei Balcani, la Bosnia Erzegovina ha già una maggioranza musulmana. Presto la Macedonia avrà una maggioranza musulmana. Sono processi e contesti diversi rispetto all’ovest dove, per esempio, nei Paesi Bassi ed in Francia, la più grande confessione sarà quella dei non credenti.

Certi dicono che per i paesi quali la Romania e la Bulgaria, le difficoltà con l’integrazione dei Rom sono un’esperienza molto importante. Le persone d’Europa centrale migrano verso ovest. Quasi un terzo della popolazione di Bulgaria o di Lituania, la maggior parte dei giovani, sparisce. Ivan Kratsev fa la domanda: “qualcuno leggerà ancora la poesia bulgara fra cent’anni?” Il contesto dell’Europa dell’est è diverso da quello dell’ovest.

Un altro esempio è quello della politica e della sessualità. Con il cristianesimo è venuta l’idea che Dio creò l’uomo e la donna, e con questo il matrimonio e la famiglia monogama. Sin dai tempi greci, la famiglia era sempre vista come la fondazione, la cella originale della società. Questo approccio è ancora molto presente in Europa centrale. Tuttavia, la cultura dell’ovest è molto più secolarizzata. Inoltre, con quest’approccio individualista, i gruppi naturali della famiglia e della nazione spariscono e sono rimpiazzati da gruppi identitari. Quindi, invece di una cittadinanza formando una piattaforma comune, abbiamo l’identità di certi gruppi in competizione con altri. Questo distrugge il senso di comunità anche nelle società occidentali.

La nostra esperienza con il comunismo ad est gioca un ruolo molto importante perché ci ricordiamo. Sappiamo chi ha costruito questa casa ed il perché.[1] Sappiamo cos’erano, ad esempio, i reati di Pitești[2]. E questo provoca, in un certo modo, che siamo resistenti, reticenti di fronte alla nuova filosofia marxista che prevale nella politica occidentale. Quindi, possiamo dire che l’ovest è senza difesa di fronte al nuovo marxismo. E la nostra memoria ci rende molto più resistenti. Questa politica per quanto riguarda la sessualità può essere vista come una parte di questa nuova ideologia marxista.

Monsignor Piotr Mazurkiewicz

Ex Segretario generale della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea COMECE dal 2008 al 2012, basata a Bruxelles, e professore all’Università del Cardinale Stefan Wyszynski a Varsavia.


[1]Il Palazzo del parlamento rumeno, dove la conferenza era organizzata. Questo palazzo fu costruito sotto Nicolae Ceaușescu nell’ambito del suo programma di sistematizzazione urbana.

[2]L’esperienza Pitești era un programma di sperimentazione di ‘rieducazione’ violente effettuato nella prigione della città dal partito comunista tra dicembre 1949 e settembre 1951.

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