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Non il mio tipo di cristiano! (2a parte)

Un’articolo del periodico Vista (1a parte qui)

Quando un europeo occidentale può essere considerato un cristiano partecipando alla chiesa?

Un dirigente di missione evangelica o di chiesa scoprirà con frustrazione che i cristiani partecipando alla chiesa sono trovati principalmente nei paesi tradizionalmente cattolici romani dell’EO (Europa occidentale). Inoltre, nella misura Pew della dedizione religiosa (misurando la frequenza di partecipazione, la frequenza di preghiera, il livello d’importanza della religione, e la fede personale in Dio), i più dedicati religiosamente, secondo l’indice, sono il Portogallo, l’Italia, l’Irlanda e la Spagna. I meno osservanti sono il Regno Unito, la Germania, la Svizzera, il Belgio, la Danimarca e la Svezia. Un osservatore neutro con conoscenze limitate delle valutazioni protestanti nei confronti del Cristianesimo cattolico romano potrebbe chiedersi perché i missionari provenienti da paesi della seconda lista sono mandati nei paesi della prima lista (!).

Quando Pew misurava il più alto livello di dedizione religiosa (con un individuo punteggiando due su quattro nella lista seguente: partecipare alla chiesa almeno una volta al mese, pregare quotidianamente, credere in Dio con certezza, e la religione essendo molto importante per loro), è chiaro che la maggioranza dei cristiani in EO mostra soltanto dei livelli moderati o bassi di dedizione religiosa. Nonostante questo, sono più propensi, rispetto ad altri, a riferire che Dio ricompensa, punisce, comunica ed interagisce con loro. Almeno la metà di questi crede in un Dio biblico.

I ricercatori Pew mettono in evidenza il legame molto forte tra l’osservanza religiosa (non solo l’identità) e la partecipazione civica. Questo risulta in cristiani fortemente dedicati, ugualmente coinvolti in gruppi o attività caritatevoli, volontari e comunitari. È possibile che questo si estende nella propensione accresciuta di esprimere delle opinioni nazionalistiche e di dire che l’ascendenza è la chiave dell’identità nazionale. Può anche essere collegato con il fatto che sono più propensi ad esprimere, rispetto ai ‘niente’, delle opinioni negative sui musulmani, sugli ebrei e sugli immigranti, ed hanno più propensione a descrivere gli immigranti dall’Africa e dal Medioriente come essendo ne onesti ne lavoratori.

Quali domande il Rapporto solleva per i missionari servendo in, e mandati dai paesi dell’Europa occidentale?

Il rapporto fa paragoni importanti per i missionari mandati in Europa dagli Stati Uniti. Questi sono preziosi: per esempio, i ricercatori di Pew evidenziano che il 53 percento degli Americano dicono che la religione è importante, mentre per gli EO, le statistiche ammontano ad un povero 11 percento. I missionari dagli Stati Uniti devono adattare i loro presupposti e le loro aspettative quando parlano alla gente della fede e della credenza.

Anche se un missionario o un dirigente di chiesa può sentirsi poco confortabile con la rivendicazione dell’identità cristiana di un europeo occidentale non praticante, il bisogno di prendere tali rivendicazioni seriamente e di riconoscere quale senso è collegato con tali auto-descrizioni rimane importante. Lavorare confortabilmente con tali espressioni di fede implicita è un’abilità necessaria per il missionario in Europa occidentale. Il rapporto mostra chiaramente che ci sono tanti EO per chi il cristianesimo serve di punto di riferimento religioso, sociale e culturale. Accettare questo non implica necessariamente una negazione della motivazione evangelistica, ma dovrebbe richiedere una revisione dei presupposti evangelistici.

A volte, delle persone chiedono come un missiologo può scrivere sull’Europa da un ufficio a Sydney. È una domanda onesta, ma è altrettanto onesto chiedere: “come può un missionario dall’Olanda irreligiosa fare la missione nel contesto altamente religioso del Portogallo?” Ovviamente, il mio contesto australiano condiziona il modo in cui mi coinvolgo con l’Europa. Ugualmente, un missionario olandese, plasmato dal suo contesto olandese irreligioso (se il rapporto Pew è corretto), sarà profondamente influenzato da questo e avrà un impatto sul modo in cui fanno la missione nel Portogallo fortemente religioso, a volte con conseguenze negative. Infatti, qualcuno potrebbe suggerire che, siccome la nazione dei Paesi Bassi è l’unica d’Europa occidentale dove i ‘nessuni’ (48%) sorpassano i ‘Cristiani’ (41%) e dove il 40% della gente ha un’opinione negativa della religione, sarebbe quindi tempo per i missionari di voltare la loro attenzione verso i Paesi Bassi come terra di missione, invece del Portogallo, della Spagna, dell’Italia o della Francia!

Un lavoratore nazionale e interculturale efficace dovrebbe riflettere con sapienza al modo in cui costruire delle connessioni con il 65% degli EO che credono di avere un’anima, in particolare quelli che dicono che sono religiosi e/o spirituali, per chi il livello di fede in un anima cresce fino al 75 ed all’85 percento. Identificare il potenziale di tali connessioni è una forza particolare di questo rapporto e ci sono probabilmente altre piste che aspettano di essere scoperte.

Un osservazione finale – lo sport!

Tanti miei coeditori sorrideranno probabilmente con me rispetto a questo punto. Anche se il 36 percento degli EO sono coinvolti in una squadra di sport, soltanto il 31 percento dei cristiani fortemente dedicati sono coinvolti in modo simile. Invece, il 39 percento dei ‘niente’ sono coinvolti. Se i Cristiani vogliono incontrare dei non credenti, dovranno diventare molto più in forma e partecipare a delle attività sportive per incontrarli! Questo è specialmente vero per le nazioni europee fanatiche di calcio (e cattoliche romane) come la Spagna o l’Italia. La partecipazione regolare è quasi certamente un ostacolo sull’impegno regolare nello sport e nelle attività ricreative per i cristiani fortemente impegnati. Persino i missionari interculturali sono predisposti a fare degli errori simili. I ricercatori Pew evidenziano la tendenza per i circoli d’amici ad essere composti di gente con un’identità religiosa favorita: i ‘niente’ sono con i ‘niente’; i cristiani partecipanti alla chiesa sono con altri cristiani partecipando alla chiesa, ad esempio.

Fare delle connessioni sociali contribuisce senza dubbio all’osservazione del rapporto che, ad esempio, in Francia, l’8 percento di quelli che sono stati educati religiosamente senza essere affiliati dicono che sono adesso cristiani. Questo è incoraggiante. In tutta l’Europa, la quantità di ex ‘niente’ avendo adottato il cristianesimo si trova nella regione del 10 al 12 percento.

Darrell Jackson

Professore associato in missiologia, Morling College, Sydney.

Potete mandare le vostre risposte a darrellj@morling.edu.au

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