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Uscire dalle zone di comfort

Parlando ad un raduno di missionari ingaggiati in Albania la settimana scorsa, mi sono ricordato degli enormi cambiamenti che questo paese ha vissuto fin dal sovvertimento del comunismo nel 1991.

Ho visitato la nazione conosciuta dall’Apostolo Paolo come l’Illirica (Romani 15:19) per la prima volta nel 1992. Poche macchine giravano per le strade in brutto stato. Le campagne erano disseminate dirifugi antiaerei in calcestruzzo in forma di fungo costruiti nel corso del regno paranoico di Enver Hoxha.

Oggi, l’Albania è un membro effettivo della NATO e, dal 2014, candidata ufficiale per l’adesione totale all’Unione europea, sospesa su delle questioni di giustizia, di stato di diritto, di diritti delle minoranze e d’ambiente.

Sembrava che era impossibile che l’Albania potesse un giorno cambiare, anche nel 1988 quando sono stato chiesto di prendere la direzione di Gioventù in Missione in Europa. L’anno successivo, nel 1989, delle cose incredibili sono succedute: i fili spinatisono stati rimossi lungo la frontiera austro-ungherese, il muro di Berlino è stato abbattuto, ed il dittatore della Romania era morto e seppellito prima della fine dell’anno.

Con le proteste studentesche, all’inizio dell’anno 1990, iniziò un lungo processo complicato di smantellamento del regime comunista verso un sistema democratico di governo con la separazione dei poteri e la protezione dei diritti umani fondamentali. La motivazione di aderire all’Unione europea continua di portare un cambiamento ed un miglioramento regolari nelle vite degli albanesi.

Rivisitando questa storia sabato scorso, ero di nuovo consapevole che le opere missionarie in Albania ed in altri ex paesi comunisti non potevano semplicemente limitarsi all’evangelismo ed all’impianto di chiese. Ciò significava portare la buona novella in ogni sfera di una società così tanto sformata da un governo senza Dio. 

Le missioni che portavano alla costruzione della nazione ci prendevano spesso fuori dalle nostre zone di comfort,tlimitati nel nostro pensiero di ‘salvare le anime’ e d’impiantare delle chiese.

Anche se questi incarichierano essenziali, siamo stati forzati di implicarsi concretamente nella rifondazione degli aspetti dell’educazione, dell’agricoltura, del governo e di altre sfere della vita. La città di Pogradec è diventata un laboratorio per vari ministeri offrendo un aiuto concreto in queste sfere. Un progetto di cultura di patate, ad esempio, diretto da un giovane olandese chiamato Joost ha portato una tale speranza nella regione locale che potrebbe esserci un futuro per i giovani, ciò che spinge gli abitantia gridare: ‘Joostie presidente!’

Mi hanno chiesto di parlare questo sabato sulle forme di missioni in Europa oggi, un continente che era nel passato il vivaio del cristianesimo mondiale, ma che è diventato il campo missionario più difficile e più strategico. Quale speranza poteva esserci per il continente che era stato fondamentalmente modellato dal vangelo e, paradossalmente, anche dal suo rigetto? Come dovremmo vedere l’Europa oggi? Ho suggerito che dobbiamo guardare in sette direzioni diverse.

Dobbiamo:

Guardare indietro: Dobbiamo sapere quanto la Bibbia e la storia di Gesù sono state i modellatori più influenti del passato dell’Europa. Per avere fede negli obiettivi futuri di Dio, dobbiamo capire quanto Dio è stato attivo attraverso la storia, operando specialmente attraverso le minoranze fedeli.

Guardare aldilà: Abbiamo ugualmente bisogno della visione dell’obiettivo grandangolare, per vedere l’Europa aldilà delle nostre prospettive nazionalistiche e denominazionalistiche. La missione in Albania ha forzato le missioni a cooperare e a pensare al corpo intero di Cristo, e alla trasformazione dell’intera società.

Guardare avanti: Se la storia di Gesù è stata la più grande fonte d’influenza del passato dell’Europa, perché non potrebbe esserlo per il futuro? Dobbiamo chiederci: “che tipo d’Europa piacerebbe a Dio?”

Guardare intorno: L’Europa odierna conosce ancora delle crisi nell’economia, nella politica, nella società, nella religione e nell’ambiente. La crisi è diventata la nuova norma in Europa. Dovrebbe rimodellare gli agenda missionari delle chiese europee. Le potenze dolci dell’amore, della verità e della giustizia hanno permesso alla chiesa primitiva di guadagnarsi la credibilità ed il rispetto, e finalmente di conquistare l’Impero romano. Potrebbero di nuovo guadagnare la credibilità per l’Europa di domani.

Guardare dentro: Se dobbiamo davvero essere onesti, siamo spesso intimiditi, immobilizzati ed incapaci di esprimere la nostra fede sulla piazza pubblica. Le nostre vite sono spesso centrate sulla chiesa piuttosto che sul regno, e cerchiamo le zone di comfort dell’amicizia con i credenti pensando come noi. Un Europa trasformata inizia con dei discepoli trasformati, un corpo di Cristo trasformato.

Guardare ancora: Portiamoun altro sguardo sull’Europa per vedere ciò che Dio è capace. ‘Il buon grano e la zizzania’ cresceranno sempre insieme. Una nuova fame spirituale, delle nuove passioni per la preghiera, delle nuove espressioni di chiese, delle chiese immigranti restaurando fede, colore ed audacia nelle nostre città, un nuovo ecumenismo del cuore tra le tradizioni anziane ed il recupero della coscienza del vangelo trasformando tutte le sfere della vita sono segni di speranza nel nostro continente odierno.

Finalmente, guardare in alto: La nostra speranza non è mai basata sulle circostanze. Da popolo di speranza, “incinto” del futuro di Dio, guardiamo attraverso le crisi per vedere come il Signore della storia compirà i Suoi piani per l’Europa e per il mondo.

Jeff Fountain

Direttore Centro Schuman

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