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2019… Quello che vedo

E il momento delle risoluzioni del anno nuovo e devo confessarvi… di solito non ne faccio. Non sono buona per mantenere le promesse verso di me perché la maggioranza del mio tempo e delle mie energie sono dedicati a cercare di mantenere le promesse verso gli altri ed è abbastanza difficile.

Ma se potessi avere quello che vorrei, ‘progetterei’ più piaceri, come ballare, nuotare, leggere dei romanzi classici, andare ai concerti, camminare nei boschi, visitare dei musei e viaggiare! Sarà forse quello che ogni studente proverà nell’ultimo anno degli studi. Quando Facebook diventa davvero fastidioso, mi da un impressione (speriamo falsa) che gli altri hanno tutto il tempo del mondo.

Quindi, cosa vedo quando penso al 2019, in un senso largo, persino mondiale? Niente di roseo! Le cose erano una volta più prevedibili, le previsioni più popolari ed ogni anno nuovo prometteva di essere diverso ed in un certo modo migliore. E per qualche strano motivo, ho il sentimento che gli ‘stessi problemi, addirittura più vecchi problemi’ stanno arrivando. Quello che voglio dire è che ogni anno nuovo – in realtà ogni mese, ogni settimana ed ogni giorno – porta delle nuove sfide che offrono ugualmente delle nuove opportunità. Eppure, manchiamo ostinatamente queste opportunità. (Non farmi parlare dei problemi mondiali di sviluppo sostenibile!) 

Parlo del mio sentimento sui problemi attuali. Non cupo ma semplicemente triste. Triste perché parecchi nostri paesi sono diventati così assorbiti dalle loro preoccupazioni e dalle politiche nazionali che la nostra interconnessione con il resto del mondo e con l’ecosistema mondiale è trascurata, ignorata e addirittura rimpianta. Perché dovremmo preoccuparci dei problemi degli altri? Guardate tutti i problemi che sono qui ed ora! Perché dovremmo avere uno sguardo critico ed usare i nostri cervelli quando possiamo andare sui social, infischiarci dei fatti e trovare le persone che ci diranno cosa dobbiamo pensare, in particolare cosa dovremmo pensare degli “altri”! E più facile e più piacevole vivere nel nostro mondo immaginario ed essere offesi se qualcuno ci dice semplicemente che questo mondo non esiste!

So che questo sembra essere un vecchio ritornello e che, in particolare nell’Occidente, giriamo sempre in tondo con le nostre discussioni di comunità e di nazioni politicamente divise. Ma fin quando non saremo davvero esasperati di tirare le nostre vecchie scatole ideologiche, teologiche e nazionali e fin quando non saremo sufficientemente disperati di allargare i nostri cuori per amare tutti i nostri prossimi, pasticceremo ancora e continueremo con i ripetuti ‘lanci di fango’. 

Quello che abbiamo bisogno per il 2019 è più profeti! Non dei chiromanti o dei contestatori sociali, ma delle persone che, secondo il teologo Walter Brueggemann, “capiscono che la possibilità di cambiamento è legata alle estremità emozionali della vita. Loro capiscono la strana incongruenza tra la convinzione pubblica e l’aspirazione personale. Oltretutto, capiscono la potenza caratteristica della lingua, la capacità di parlare in modo che evoca la novità ‘fresca della parola’.”

Non mi ritengo una di queste voci profetiche ma conosco delle persone che parlano, scrivono, e soprattutto, vivono questa ‘novità’ profetica. Gravito verso di loro perché vedono qualcosa che la maggioranza non vede. Loro stessi non rivendicano di ‘sapere’ o ‘vedere’. Secondo me, è proprio questo uno dei marchi di una persona profetica – non sono mai saccenti o esperti. Sono semplicemente sulla strada meno frequentata e che richiede più coraggio e fiducia nella speranza…Ecco quindi la mia risoluzione di Capodanno – voglio camminare sulla strada meno frequentata! E vedo un cammino tortuoso e probabilmente in salita…

Ineta Lansdowne

Potete leggere più articoli di Ineta in inglese visitando questo sito.

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